di Laura Gorini - Credo che il mondo dei Social abbia portato la facilità di lavorare e di conoscere persone nuove, perciò non sarebbe bello fare un passo indietro e perdere tutte le comodità che ci ha portato.
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martedì 1 dicembre 2020
domenica 19 febbraio 2017
Emilia Merenda presenta i 10 racconti de "Il Capezzale". L'intervista: "non smetterò mai di raccontare"
Dieci racconti che narrano l'esperienza del ricordo e la testimonianza del passato di una Sicilia che è sempre nel cuore dell'autrice e che fa da sfondo alla narrazione. Il barbiere, il professionista, la vecchietta, il saggio, la bambina, la casalinga, la studentessa sono i protagonisti di queste storie, alcune delle quali rientrano in un periodo più recente, altre in epoca più antica e raccolte ne "Il Capezzale" (Kimerik edizioni, pagg. 104, € 12,00) che concorre al terzo Premio Letterario "Torre dell'Orologio" di Siculiana. L'intervista all'autrice.
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martedì 24 novembre 2015
Teatro Antico di Taormina, lunghi applausi per "Tosca". La recensione di Fattitaliani
“Tosca”, opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini, nel nuovo allestimento del regista e scenografo Enrico Castiglione, ha incassato applausi al Teatro Greco di Taormina, in provincia di Messina. La prima serata si è tenuta il 9 agosto ma sono previsti altri due appuntamenti che si terranno l'11 e il 13 agosto.
sabato 14 novembre 2015
TEATRO, BENIAMINO ALL'AMBRA JOVINELLI. FATTITALIANI INTERVISTA ENNIO FANTASTICHINI: IL MIO CONTRIBUTO CONTRO L'OMOFOBIA
Ennio Fantastichini in "Beniamino", regia di Giancarlo Sepe. Al Teatro Ambra Jovinelli dal 7 al 17 novembre. L'intervista di Fattitaliani.
lunedì 20 ottobre 2014
Teatro, l’attrice Giorgia Sinicorni a Fattitaliani: "Non m’interessano le battaglie senza amore". L'intervista
In attesa dell’uscita nelle sale del nuovo film "Tulpa" di Zampaglione, che ha ricevuto una menzione speciale al Courmayeur Noir Festival, l’attrice Giorgia Sinicorni (nella foto di Arash Radpour) sarà in scena dal 9 febbraio al 3 aprile con lo spettacolo "Gabriele D’annunzio, tra amori e battaglie" di Eduardo Sylos Labini, tratto da "L’amante guerriero" di Giordano Bruno Guerri. Lo spettacolo utilizza un nuovo format teatrale unconventional: “Disco Teatro”, così ribattezzato dalla critica - mette in scena una consolle dj ed è proprio sulle sonorità mixate e suonate dal vivo dal dj che gli attori - Edoardo Sylos Labini nei panni del Vate e le quattro donne più importanti della vita di d’Annunzio - interagiscono, arrampicandosi sui crepacci dei suoni e giocando con i ritmi dei piatti. La tournée partirà da Chieti il 9 febbraio toccando Catania, Roma dal 7 al 17 febbraio, e poi Torino, Milano e Trieste. A Fattitaliani Giorgia Sinicorni parla del suo personaggio...
lunedì 28 luglio 2014
Arte, Fattitaliani intervista lo scultore Mikayel Ohanjanyan: l'equilibrio è un perfetto rapporto tra due o più contrasti
2° PREMIO FONDAZIONE HENRAUX PER LA SCULTURA IN MARMO, VINCE MIKAYEL OHANJANYAN. l'intervista di fattitaliani.
Il mio attuale lavoro - rivela a Fattitaliani Mikayel Ohanjanyan - fondamentalmente si concentra sulla ricerca della forma e dello spazio in relazione alla persona e le sue percezioni fisiche e psicologiche. Grazie al nesso continuo tra i contrasti, cerco di creare delle dimensioni scultoree tali da portare il visitatore ad una riflessione che coinvolge la sfera personale e sociale attraverso un’ottica spaziale. L’opera del Premio, invece, nasce dal desiderio di scolpire lo spazio ”vuoto” di una mia precedente opera, “Prospettiva Introversa # 7”.
S'intitola "Materialità dell’invisibile"...
E’ un tentativo di materializzare l’invisibile, cercando di evidenziarne alcuni aspetti concettuali ed estetici. Ha diverse letture: mentre da un lato raffigura lo spazio vuoto come forma e la materia, dall’altro, contemporaneamente mette sotto l’interrogativo la materia stessa, compressa dei cavi d’acciaio, che creano delle nuove prospettive tra la confine della materia e il cubo vuoto nel centro della scultura. Oltre il primo impatto visivo con il marmo e i cavi d’acciaio, che direttamente ci riportano a pensare alla secolare attività del luogo, l’opera, attraverso il contrasto tra il blocco di marmo e la sua “fragilità”, tra la staticità e la dinamicità, visibile - invisibile, metaforicamente rappresenta l’uomo.
Conosceva la Fondazione e il Premio?
Conoscevo già La Fondazione Henraux, sapevo anche del Premio. Tanto è vero, che allora avevo chiesto alla Direzione della Fondazione se era possibile partecipare al concorso, ma a differenza dell’edizione di quest’anno, la prima edizione a causa del poco tempo a disposizione era stata fatta solo su invito. È un progetto molto ambizioso, che a mio avviso il Presidente della Fondazione e dell’azienda Henraux, Paolo Carli, riesce a portar avanti con grande professionalità e attenzione. La vittoria invece, è stata una bellissima sorpresa! Sin dall’inizio mi ero concentrato molto sulla realizzazione dell’opera. Ero rientrato con qualche giorno in ritardo a causa del mio viaggio a Istanbul per un progetto di Goethe Institut. Una grande soddisfazione sia sul piano personale, che professionale. Organizzato tutto molto bene.
Materialità dell’invisibile |
E’ un tentativo di materializzare l’invisibile, cercando di evidenziarne alcuni aspetti concettuali ed estetici. Ha diverse letture: mentre da un lato raffigura lo spazio vuoto come forma e la materia, dall’altro, contemporaneamente mette sotto l’interrogativo la materia stessa, compressa dei cavi d’acciaio, che creano delle nuove prospettive tra la confine della materia e il cubo vuoto nel centro della scultura. Oltre il primo impatto visivo con il marmo e i cavi d’acciaio, che direttamente ci riportano a pensare alla secolare attività del luogo, l’opera, attraverso il contrasto tra il blocco di marmo e la sua “fragilità”, tra la staticità e la dinamicità, visibile - invisibile, metaforicamente rappresenta l’uomo.
Senza-Titolo,-2012_Foto-Oliviero-Santini |
Conoscevo già La Fondazione Henraux, sapevo anche del Premio. Tanto è vero, che allora avevo chiesto alla Direzione della Fondazione se era possibile partecipare al concorso, ma a differenza dell’edizione di quest’anno, la prima edizione a causa del poco tempo a disposizione era stata fatta solo su invito. È un progetto molto ambizioso, che a mio avviso il Presidente della Fondazione e dell’azienda Henraux, Paolo Carli, riesce a portar avanti con grande professionalità e attenzione. La vittoria invece, è stata una bellissima sorpresa! Sin dall’inizio mi ero concentrato molto sulla realizzazione dell’opera. Ero rientrato con qualche giorno in ritardo a causa del mio viaggio a Istanbul per un progetto di Goethe Institut. Una grande soddisfazione sia sul piano personale, che professionale. Organizzato tutto molto bene.
Prospettiva Introversa #10, 2012_Foto Spazio Blue |
Prospettive,-2011_Foto-Andrea-Messana |
Senza Titolo, 2012_Foto Mikayel Ohanjanyan |
Senza-titolo,-2012_Foto-Mikayel-Ohanjanyan |
Il
suo rapporto con la scultura e in particolare con il marmo com'è
nato, com'è cambiato ed evoluto nel tempo?
Il
mio rapporto con la scultura nasce, quando avevo circa 10 anni, anche
se a casa mia nessuno fa l'artista. Non
saprei rispondere perché. Probabilmente nasce dal paesaggio
dell’Armenia, dove sono nato e cresciuto. Un paesaggio di forte
impatto, ricco di una poesia spaziale. A
quell’età ho iniziato a frequentare la scuola d’arte, poi di seguito il
liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti di Yerevan. Già
durante questi anni ho avuto le mie prime esperienze di lavorare
su vari materiali, come: legno, bronzo, diversi tipi di pietre, e anche
il marmo. Le
prime esperienze di lavoro su questi materiali erano indubbiamente
legate al mio percorso di studio, fondamentalmente figurativo basato
sull’arte classica. Poi piano piano iniziano a cambiare in rapporto
della mia ricerca sulla forma, lo spazio e l’uomo.
Progetto Urbano 2010_Foto Andrea Messana |
Progetto Urbano 2010_Foto KEVO |
Prospettiva Introversa #3, 2011_Foto Andrea Messana |
Prospettiva Introversa #4, 2011_Foto Andrea Messana |
La sua arte è molto ricca di contrasti... rispecchia la sua vita, il suo modo di concepire le cose?
Ha notato bene, il mio lavoro è ricco dei contrasti. Lo era anche negli anni di studi. Credo che in ogni cosa esistono dei punti nevralgici e zone tranquille. A me piacciono quelli ricchi di tensione, perché per me rappresentano dei luoghi sottili, carichi di tanta energia e contenuto. Direi che questo contrasto nasce semplicemente dall’osservazione delle cose, della natura, la nostra società stessa. Poi, in fondo l’equilibrio stesso non è altro che un perfetto rapporto tra due o più contrasti.
La sua personale vicenda italiana è iniziata nel 2000: è stata facile o difficile?
La mia personale vicenda con l’Italia inizia ancora dal 1998, quando prima volta sono venuto per partecipare alla XIII Biennale Internazionale di Ravenna di Scultura di piccolo formato. Pur essendo il più giovane partecipante nella storia della Biennale, la mia opera ebbe il 3° Premio. In quell’occasione visitai Firenze, Venezia e Roma. Nel 2000 decisi di iscrivermi all’Accademia di Belle Arti di Firenze (mi sono laureato nel 2005), dove tuttora vivo e lavoro. Descriverei più con la parola “positiva”, invece “facile” o “difficile”! Le difficoltà ci sono sempre, e per tutti. Mi ritengo fortunato di aver incontrato e conosciuto delle persone straordinarie, di grande semplicità e disponibilità.
Prospettiva-Introversa-#12_Foto-Oliviero-Santini |
Prospettiva Introversa #5, 2011_Foto Domenico Nicolo |
Prospettiva Introversa #7, 2012_Foto Oliviero Santini |
Quale scelta ha inciso più fortemente delle altre nella sua professione?
Il desiderio di andare oltre e la determinazione di non mollare mai.
Quando finisce un'opera si mette dalla parte di chi la guarderà?
Indubbiamente sì! Anche perché, credo che una volta compiuta, l’opera non appartiene più a me. Diventa una specie di punto nevralgico, che entra in comunicazione con lo spazio e ogni singolo fruitore, compreso me. Giovanni Zambito.
© Riproduzione riservata
Limen #1, 2009_Foto Andrea Messana |
Limen #1, 2009_Foto Debora Ferrari |
Limen #2, 2010_Foto Andrea Messana |
Limen #2, 2010_Foto Andrea Messana 2 |
domenica 27 luglio 2014
Libri, Fattitaliani intervista Domenico Beccaria autore di “Come nuvole nel vento. Il Grande Torino di Julius Schubert”: che cosa significa oggi essere granata
“Come nuvole nel vento. Il Grande Torino di Julius Schubert” di Domenico Beccaria, Editrice il Punto Piemonte in Bancarella è un romanzo che narra la vicenda umana, sentimentale e sportiva di Julius Schubert mezzala ungherese, ultimo giocatore arrivato al Grande Torino, la squadra che aveva sempre ammirato e desiderato. I proventi derivanti dai diritti d’autore sarà devoluta al Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata*. L'autore lo ha dedicato: “A tutti gli uomini, prima ancora che calciatori, che hanno indossato con umiltà ed orgoglio la maglia granata, onorandola fino all’ultima goccia del loro sudore e del loro sangue”. E del libro dice: “Questo non è il millesimo libro che racconta la storia del Torino o qualche inedito o recondito particolare di essa. È semplicemente un romanzo, ispirato alla vicenda umana di un giocatore che, a mio modo di vedere, meglio di chiunque altro, nella ultra centenaria storia granata, incarna la figura del Milite Ignoto”. Sottolineando che: “Lo scopo di questo romanzo è, passatemi il sacrilego accostamento virgiliano, “Arma virumque cano” cantare gli eroi e le loro armi. Un’ode, che esce dal cuore, al Grande Torino, allo spirito del granatismo e nulla più, anche se dovrebbe bastare e avanzare...”. Fattitaliani lo ha intervistato.
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