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venerdì 17 febbraio 2012

Michele Riondino è "Il giovane Montalbano", su raiuno dal 23 febbraio. L'intervista di Fattitaliani

Montalbano sono! Tornano le indagini del commissario siciliano questa volta alle prese con le prime indagini e il trasferimento a Vigata: con la nuova serie di Raiuno "Il giovane Montalbano" ispirata sempre ai libri di Andrea Camilleri e prodotta da Rai Fiction e Palomar si farà un salto negli anni Novanta per conoscere altre vicende del personaggio Montalbano, giovane commissario, che lavora a Mascalippa, sperduto paese di montagna della più segreta Trinàcria, affiancando come vice il più anziano ed esperto Libero Sanfilippoche. Nei panni del protagonista l'attore Michele Riondino: Fattitaliani lo ha intervistato.
C'è qualcosa di te che si ritrova nel commissario Montalbano?
Di me non c'è assolutamente niente: interpretare questo personaggio è stata una fortuna che difficilmente capita agli attori italiani abituati come siamo a lavorare nel naturalismo, pescando nel nostro passato. Con Montalbano si è trattato di sfruttare un'occasione per lavorare con una maschera: per mettermi nei suoi panni bastava leggere i libri di Camilleri; è tutto lì!
Ti sei trovato in sintonia con Montalbano?
Col personaggio sì, col progetto non da subito. Il personaggio si presenta pieno di sfumature, interrogativi che danno l'opportunità di sviluppare un'idea di umanizzazione di Montalbano. Per quanto riguarda il progetto in molti mi hanno spinto personalmente a farvi parte, dal regista Tavarelli allo stesso Camilleri.
Che rapporto hai con la fiction "madre"?
Non l'ho mai vista: in genere non seguo la fiction: ho fatto soltanto delle esperienze in "Distretto di Polizia" moltissimi anni fa con un piccolo ruolo.
Ti piacerebbe rimanere "prigioniero" del ruolo come è accaduto a Zingaretti?
No, un conto è che la gente si affeziona al personaggio, un'altra cosa è rimanerne prigioniero, come succede a Luca Zingaretti quando per strada viene chiamato Montalbano. Il segreto sta nel non mostrarsi dietro quella maschera ed è per questo che ho cercato di non mettere nulla di mio nel personaggio.
Come te la sei cavata con le espessioni in siciliano?
È andata bene: ho lavorato molto con i siciliani, soprattutto a teatro; quindi, non ho avuto particolari difficoltà con la lingua avendo le orecchie abbastanza allenate al siciliano.
Hai avuto modo di gustare le delizie della cucina siciliana?
Le ho provate tutte visto che sono stato sei mesi in Sicilia: mi sono nutrito soprattutto di pesce preparato in tutte le maniere.
Andrea Camilleri è stato consulente drammaturgico del tuo spettacolo teatrale "W Niatri": ti ha dato anche qualche consiglio sulla serie?
Camilleri non dava consigli, raccontava il percorso del personaggio e anche alcuni aneddoti suoi personali che hanno condizionato la scrittura di alcune scene. Con lui c'è stato un vero e proprio scambio su Montalbano, con una estrema disponilità da parte sua: lo potevo chiamare tutte le volte che volevo.
Del meraviglioso panorama siciliano quale scorcio ti è rimasto particolarmente impresso?
La prima volta che ho visto Ibla, la parte vecchia di Ragusa; sembra finta: prima la si circumnavigava da sopra la montagna e poi vi si entrava dentro come fosse un presepe. Giovanni Zambito.
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