Il 3 ottobre al Teatro Elfo Puccini di Milano è stato presentato in prima nazionale lo spettacolo Che la terra vi sia leggera del drammaturgo e regista togolese Kossi Efoui, esponente di spicco del teatro francofono contemporaneo. A cura della compagnia Atelier Teatro (che ha anche tradotto il testo in italiano), la regia di Mamadou Dioume (attore
senegalese che negli anni ’80 a Parigi ha collaborato con Peter Brook
presso il Centro internazionale di Creazione Teatrale) e le musiche originali dal vivo del musicista e compositore torinese Giulio Berutto, Che la terra vi sia leggera ha
approfondito alcune tematiche di grande attualità e stimolare una
riflessione sulle libertà reali e apparenti della società in cui
viviamo.
La
scena si svolge nella notte senza fine di una feroce dittatura. Ognuno
dei tre personaggi è custode di un’immagine del tempo. Il viaggiatore
tiene in vita la memoria di un passato di sogni e speranze che intende
recuperare facendo ritorno al paese natale. Il segugio-poliziotto
sorveglia le azioni e i pensieri di "una fossa comune, in cui tutti
devono restare tranquilli". La donna, che si ribella alla violenza
quotidiana del potere, legge il futuro nell’acqua e nella sabbia, nel
fuoco e nella cenere, alla ricerca di bagliori che lascino almeno
immaginare la possibilità di un avvenire.
Le
strade di queste figure universali si incrociano sotto la luce fredda e
tremolante dei lampioni che rischiarano gli amori e le speranze
tradite, i delitti e le violenze del regime, i tentativi disperati di
vivere la vita giorno per giorno senza crollare e senza perdersi
nell’illusione. Non ci sono più sole né stagioni. Fattitaliani ha intervistato il regista Mamadou Dioume.
Che cosa del testo di Efoui ha cercato
di tradurre sul palco con la sua regia?
Il dono di sé, l'attore che
dà tutto senza aspettative. Nient’altro che raccontare una storia
basata sulla dittatura, l'accecamento dell'essere umano in rapporto
al potere e alla distruzione.
E dei cinque corti realizzati con
Efoui e Berutto che mi dice? Facile andare d'accordo nel
realizzare ognuno il proprio punto di vista? i venti
artisti secondo lei che cosa hanno imparato dall'esperienza di
Carrefour? e voi da loro?
È stato un cantiere
incantevole: abbiamo lavorato su due concetti, musica-testo, e
abbiamo cercato di trovare ciò che li avvicina, visto che siamo di
fronte alla musica delle parole e a quella delle note, quindi ad una
sorta di alchimia. Lo scambio delle impressioni è
essenziale subito dopo l'esperienza vissuta: le resistenze a se
stesso e, infine, l'apertura e la disponibilità a ciò che porta
l'attore a sapere raccontare l'istante. Nutrirsene e rendersi conto
che i limiti possono essere superati. Dopodiché è importante anche
l'apertura a sé e al resto: allo spazio scenico, ai compagni, alla
musica, agli oggetti. Insomma la presenza ad ogni istante, la
condivisione, e infine la disponibilità al lavoro, all'incontro di
due mondi opposti, differenti e che possono tuttavia combaciare,
visto che raccontiamo le relazioni umane. Dagli artisti ho imparato il ritorno
all’essenziale, il rifiutare l'esibizionismo e il sentirsi
sull'altare sacrificale: prestare corpo e anima ad una verità che
non è la mia.
Il tema della donna: la grande
Madre, la terra, la cui rappresentante è la figura femminile di
carne e ossa, sfruttata da oggetto, da giocattolo secondo i nostri
stati d'animo, una figura spezzata.
Il suo Atelier teatro che cosa
offre di diverso rispetto alle tante altre scuole-associazioni di
teatro?
Atelier Teatro non è un’associazione-scuola. Abbiamo come principio quello di esplorare ogni tipo di scrittura drammatica, essendo di qui o altrove. Atelier Teatro offre dei percorsi che permettono a chiunque di densificarsi, sia sul piano della drammaturgia che della recitazione, senza pretesa alcuna. Giovanni Zambito.
Atelier Teatro non è un’associazione-scuola. Abbiamo come principio quello di esplorare ogni tipo di scrittura drammatica, essendo di qui o altrove. Atelier Teatro offre dei percorsi che permettono a chiunque di densificarsi, sia sul piano della drammaturgia che della recitazione, senza pretesa alcuna. Giovanni Zambito.
CARREFOUR - UN CROCEVIA DI ESPERIENZE è
un progetto di Atelier Teatro, in collaborazione con Institut Français
Milano e Comune di Milano, che riunisce attività pedagogiche, formative e
creative dedicate ai mestieri del teatro. Il progetto, coordinato da
Mamadou Dioume (direttore artistico dell’Associazione), si
rivolge alle giovani generazioni con l’obiettivo di gettare un ponte che
consenta la condivisione di esperienze e percorsi umani apparentemente
lontani.
Atelier Teatro
è un’associazione culturale di ricerca, formazione e creazione
teatrale. Nasce nel 2008 e si avvale della direzione artistica di
Mamadou Dioume, attore e regista franco-senegalese esponente di spicco
del teatro internazionale. Gli obiettivi principali dell’associazione
sono la creazione di spettacoli e la formazione delle diverse
professionalità del teatro attraverso percorsi pedagogici e seminari
specifici. Atelier
Teatro è impegnata in progetti sociali di promozione della cultura
teatrale quali incontri e laboratori nelle scuole, attività sul
territorio, spettacoli e conferenze.
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