Guarda l'intervista di Fattitaliani ad Andrea De Marchi.
"Sono nato a Roma in via XXIV Maggio
il 12 agosto 1921 a pochi passi dal Quirinale
e dalle statue dei Dioscuri". La Roma
papale accanto a quella imperiale. Federico
Zeri, nella sua autobiografia, ricostruisce
i propri confini culturali in
funzione della precoce vocazione
per l'arte e l'antichità classica
che segnerà il suo percorso di
studioso.
L'incontro decisivo
avviene all'inizio degli anni '40
quando, all'università di Roma,
frequenta i corsi di Pietro Toesca,
con cui si laurea nel 1945. L'argomento
della tesi, Jacopino del Conte, un pittore
allora trascurato del manierismo romano, è
già indicativo di un approccio alla
disciplina poco convenzionale. Zeri sceglierà
spesso punti di osservazione defilati
per interrogarsi in modo innovativo
sui grandi temi della storia
dell'arte. Ne dà prova in Pittura e
Controriforma (Torino, Einaudi, 1957) che, pur richiamando nel
sottotitolo il nome di Scipione
Pulzone, altro comprimario del
tardo manierismo, costituisce una pietra
miliare nell'interpretazione storica
di quell'epoca.
È lo stesso
Toesca a presentarlo a Bernard
Berenson, personaggio che affascina
profondamente il giovane Zeri che gli dedicherà
più tardi il suo volume sul "Maestro
delle tavole Barberini" (Torino, Einaudi, 1961). Alla
fine della guerra risale la
conoscenza di Giuliano Briganti, di
Mario Praz e soprattutto di
Roberto Longhi, un maestro dal carattere
forte e carismatico, con cui Zeri avrà
rapporti contrastati, talvolta competitivi.
Entrato
nell'amministrazione pubblica
delle Belle Arti, nel 1948 è nominato
direttore della Galleria Spada di Roma, incarico
che abbandona all'inizio degli anni
'50 dopo avere licenziato un fondamentale
catalogo della collezione (1952).
Di
qui in avanti la carriera di Zeri è
quella di uno studioso autonomo, ma non verrà
meno in lui la coscienza critica nei confronti
della tutela e dei legami sempre strettissimi
fra le opere e i loro contesti.
Attento alla riscoperta di aree
marginali della produzione
artistica, gli si deve il recupero filologico
e storico di artisti dimenticati, di complessi
pittorici dispersi, di un'intera geografia
figurativa trascurata dagli studi. Lo
studioso vi dedica, dal 1948,
numerosissimi contributi, notevoli
anche per la qualità della
scrittura, nitida ed essenziale, calibrata
sulla letteratura artistica anglosassone se
non addirittura sul linguaggio scientifico;
in ogni caso controcorrente rispetto allo
stile più allusivo e letterario della
cerchia longhiana.
I primi viaggi a
Parigi e a Londra fra il 1947 e il
'48 lo mettono in contatto con
personalità di spicco della connoisseurship internazionale, Philip
Pouncey, Denis Mahon, John
Pope-Hennessy, Frederick Antal. Degli
interessi di quest'ultimo per i rapporti
fra arte e società, Zeri si dichiara
in seguito debitore.
Il suo approccio filologico all'opera d'arte e il momento rivelatore dell'"attribuzione" non sono infatti mai fini a se stessi. Dimostrano un'attenzione ai dati materiali delle opere, alla loro storia e ai suoi più imprevisti cortocircuiti. Così, partendo dalla pittura del Rinascimento, Zeri finisce per occuparsi anche di falsificazioni artistiche quali momenti rivelatori di un certo gusto collezionistico e di un diverso modo di leggere le opere d'arte del passato.
Il suo approccio filologico all'opera d'arte e il momento rivelatore dell'"attribuzione" non sono infatti mai fini a se stessi. Dimostrano un'attenzione ai dati materiali delle opere, alla loro storia e ai suoi più imprevisti cortocircuiti. Così, partendo dalla pittura del Rinascimento, Zeri finisce per occuparsi anche di falsificazioni artistiche quali momenti rivelatori di un certo gusto collezionistico e di un diverso modo di leggere le opere d'arte del passato.
Fondamentale
resta però il metodo del
conoscitore, appreso da Toesca, Berenson
e Longhi. Primo strumento di lavoro sarà
quindi la fototeca che egli inizia a formare
dagli anni '40, e che nel tempo diventerà
"il più grande archivio privato
al mondo sulla pittura italiana", essenziale
luogo di ricerca di coerenti serie
storiche per ogni opera fuori
contesto. Era stato Berenson, del
resto, a sostenere che, nella storia dell'arte,
"vince" chi ha più fotografie,
chi può meglio documentare
ogni individuale variante stilistica,
nelle diverse epoche.
Questo talento di conoscitore si unisce a un'intensa vita di relazioni che lo mette in contatto con le maggiori personalità di collezionisti e antiquari dell'epoca, fra i quali Vittorio Cini, J. Paul Getty, Alessandro Contini Bonacossi, Daniel Wildenstein.
Questo talento di conoscitore si unisce a un'intensa vita di relazioni che lo mette in contatto con le maggiori personalità di collezionisti e antiquari dell'epoca, fra i quali Vittorio Cini, J. Paul Getty, Alessandro Contini Bonacossi, Daniel Wildenstein.
Di
grande rilievo i rapporti con gli Stati
Uniti: visiting professor presso
la Harvard University di Cambridge (Mass.)
e la Columbia University di New York, svolge
un ruolo di primo piano nella formazione del
Museo Getty di Los Angeles. Redige il
repertorio dei dipinti italiani
nelle collezioni pubbliche
americane (Census of Pre-Nineteenth-Century Italian Paintings...,
Cambridge, Mass., 1972; in collaborazione con B. Fredericksen), i
cataloghi della Walters Art Gallery
di Baltimora (1976) e del Metropolitan
Museum of Art di New York (1971, 1973, 1980,
1986).
Muovendosi tra
l'Europa, gli Stati Uniti e il
Medio Oriente, Zeri, quando non
viaggia, tende ad isolarsi nella sua casa
di Mentana, fatta costruire sulle
sue esigenze di vita e di studioso dall'architetto
Andrea Busiri Vici nel 1963. Dall'isolamento
nella campagna romana non esita a
lanciare i suoi strali attraverso
la stampa e la televisione, fino ad
imporsi come coscienza critica nel
mondo della cultura italiana che gli riserva
tardivi riconoscimenti.
Nel 1993 viene nominato vicepresidente del consiglio nazionale dei beni culturali. Nell'aprile del 1997 è ammesso all'Académie des Beaux-Arts di Parigi. Il 6 febbraio 1998, dal rettore Fabio Roversi Monaco, gli è conferita la laurea ad honorem dell'Università di Bologna. La laudatio è pronunciata da Anna Ottani Cavina, Umberto Eco e Pierre Rosenberg partecipano al dibattito vivacissimo che ha luogo, a conclusione del rito, fra Federico Zeri e gli studenti.
Nel 1993 viene nominato vicepresidente del consiglio nazionale dei beni culturali. Nell'aprile del 1997 è ammesso all'Académie des Beaux-Arts di Parigi. Il 6 febbraio 1998, dal rettore Fabio Roversi Monaco, gli è conferita la laurea ad honorem dell'Università di Bologna. La laudatio è pronunciata da Anna Ottani Cavina, Umberto Eco e Pierre Rosenberg partecipano al dibattito vivacissimo che ha luogo, a conclusione del rito, fra Federico Zeri e gli studenti.
Zeri continua a
lavorare fino alla fine, perché
"ogni giorno porta il suo carico di
fotografie e di quadri". Muore a
Mentana il 5 ottobre 1998. (Fonte: www.fondazionezeri.unibo)
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