De "Il caffè delle donne" quale ricordo affiora primo fra tutti?
Il salotto in cui le donne della Grande Casa si incontravano. Da bambina Qamar, la protagonista, trascorreva le sue estati dalla famiglia paterna ad Amman. Ogni mattina le donne si incontravano per la lettura dei fondi di caffè. Sedevano e chiacchieravano della vita, dei figli, dei sogni e del destino, avvolte dall'aroma del cardamomo.
Il salotto in cui le donne della Grande Casa si incontravano. Da bambina Qamar, la protagonista, trascorreva le sue estati dalla famiglia paterna ad Amman. Ogni mattina le donne si incontravano per la lettura dei fondi di caffè. Sedevano e chiacchieravano della vita, dei figli, dei sogni e del destino, avvolte dall'aroma del cardamomo.
Narrando la storia di Qamar, in quali particolari passaggi la sua vita coincide con la sua personale vicenda?
La storia è nata sulle basi di mie esperienze personali: la perdita di un figlio che aspettavo, ed i ricordi dell'infanzia in cui ho cominciato a scavare alla ricerca di una ricetta per trasformare una perdita in una crescita. Poi, il percorso ha preso una sua strada. I personaggi hanno cominciato ad avere una vita propria, ma ne rimangono le sensazioni, i ricordi delle luci e dei profumi, che sicuramente provengono dalle memorie che conservo di Amman, dove ho realmente vissuto le mie estati da bambina.
La storia è nata sulle basi di mie esperienze personali: la perdita di un figlio che aspettavo, ed i ricordi dell'infanzia in cui ho cominciato a scavare alla ricerca di una ricetta per trasformare una perdita in una crescita. Poi, il percorso ha preso una sua strada. I personaggi hanno cominciato ad avere una vita propria, ma ne rimangono le sensazioni, i ricordi delle luci e dei profumi, che sicuramente provengono dalle memorie che conservo di Amman, dove ho realmente vissuto le mie estati da bambina.
Che effetto fa la scrittura sulle proprie esperienze? Le allontana, le cristallizza o le enfatizza?
Le arricchisce, direi, attraverso i tre effetti che lei cita. Le allontana nel senso che permette di prendere le distanze rispetto al proprio vissuto personale e questo offre l'opportunità di osservarle dall'esterno, scoprire un nuovo lato di quel che si vive. Le cristallizza, anche, perché per esporle bisogna semplificarle, un po' come si fa quando si cattura un'immagine con una fotografia: non si vede tutto quello che sta attorno, non se ne vede lo svolgimento, ma una foto permette di andare a fondo, concentrarsi sui particolari. Le enfatizza, a momenti, perché il processo di scrittura richiede uno sforzo emotivo grande: a volte bisogna toccare il fondo delle proprie sensibilità, perché possano esprimersi con passione e arrivare così al cuore dei lettori. Ed è così che una volta finito un libro ci si sente un po' cresciuti.
Le arricchisce, direi, attraverso i tre effetti che lei cita. Le allontana nel senso che permette di prendere le distanze rispetto al proprio vissuto personale e questo offre l'opportunità di osservarle dall'esterno, scoprire un nuovo lato di quel che si vive. Le cristallizza, anche, perché per esporle bisogna semplificarle, un po' come si fa quando si cattura un'immagine con una fotografia: non si vede tutto quello che sta attorno, non se ne vede lo svolgimento, ma una foto permette di andare a fondo, concentrarsi sui particolari. Le enfatizza, a momenti, perché il processo di scrittura richiede uno sforzo emotivo grande: a volte bisogna toccare il fondo delle proprie sensibilità, perché possano esprimersi con passione e arrivare così al cuore dei lettori. Ed è così che una volta finito un libro ci si sente un po' cresciuti.
Chi è stata la prima persona a sostenerla nella scrittura e nel progetto editoriale?
La prima persona a sostenermi nella scrittura è stata la mia maestra delle elementari, Paola, che ho amato moltissimo. Al progetto editoriale mi ci sono avvicinata un po' per gioco, senza mai mettere a fuoco l'idea che avrei scritto e concluso un romanzo. Ho cominciato con tre concorsi letterari e, dopo averli vinti tutti e tre (con mia grande sorpresa!), Giulia Ichino della Mondadori si è interessata a quella che era la base dell'attuale romanzo, con cui vinsi, appunto, il mio terzo concorso letterario. Giulia è stata fondamentale nell'incoraggiarmi, le devo moltissimo, perché è stata una bella esperienza.
La prima persona a sostenermi nella scrittura è stata la mia maestra delle elementari, Paola, che ho amato moltissimo. Al progetto editoriale mi ci sono avvicinata un po' per gioco, senza mai mettere a fuoco l'idea che avrei scritto e concluso un romanzo. Ho cominciato con tre concorsi letterari e, dopo averli vinti tutti e tre (con mia grande sorpresa!), Giulia Ichino della Mondadori si è interessata a quella che era la base dell'attuale romanzo, con cui vinsi, appunto, il mio terzo concorso letterario. Giulia è stata fondamentale nell'incoraggiarmi, le devo moltissimo, perché è stata una bella esperienza.
Attraverso Qamar che cosa si augura per i rapporti fra Oriente e Occidente?
Allargo i confini: cosa mi auguro per questo mondo? Mi auguro che la curiosità e il desiderio di pace permetta ai popoli di trovare vie di dialogo. Il che non vuol dire necessariamente essere amici o comprendersi, ma rispettarsi e tollerarsi. Può sembrare un'utopia, ma meno di un secolo fa nessuno avrebbe pensato possibile il progetto europeo, ed oggi invece l'Europa esiste, gli studenti viaggiano con i vari progetti di scambio e i lavoratori si muovono in libertà. I confini dovrebbero dividere nella ricchezza delle specificità, e non creare rigide separazioni.
Allargo i confini: cosa mi auguro per questo mondo? Mi auguro che la curiosità e il desiderio di pace permetta ai popoli di trovare vie di dialogo. Il che non vuol dire necessariamente essere amici o comprendersi, ma rispettarsi e tollerarsi. Può sembrare un'utopia, ma meno di un secolo fa nessuno avrebbe pensato possibile il progetto europeo, ed oggi invece l'Europa esiste, gli studenti viaggiano con i vari progetti di scambio e i lavoratori si muovono in libertà. I confini dovrebbero dividere nella ricchezza delle specificità, e non creare rigide separazioni.
Abituata
sin da piccola a incroci e incontri di più culture, crede che prima o
poi noi italiani impareremo ad avere una mentalitàà multiculturale più
radicata e accogliente?
Certo che si può, ma bisogna investire su progetti di questo genere. L'Italia non si è creata da sola. I governi devono sostenere queste ambizioni, a partire da dichiarazioni più aperte all'integrazione, da programmi scolastici che stimolino la conoscenza reciproca, da leggi che accolgano le seconde generazioni come una ricchezza. Giovanni Zambito.
Certo che si può, ma bisogna investire su progetti di questo genere. L'Italia non si è creata da sola. I governi devono sostenere queste ambizioni, a partire da dichiarazioni più aperte all'integrazione, da programmi scolastici che stimolino la conoscenza reciproca, da leggi che accolgano le seconde generazioni come una ricchezza. Giovanni Zambito.
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