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venerdì 11 giugno 2010

"AMLETO A GERUSALEMME", IL REPORTAGE DI KATIA IPPASO

Presentato lunedì 7 giugno presso il Liceo Vittoria Colonna di Roma, il libro documenta tutte le fasi del progetto "Tam - Strumenti di Pace", dai primi giorni a Polverigi (aprile 2008) fino alla visione dello spettacolo On the footsteps of Hamlet (primavera 2009) nei Territori Palestinesi. Raccoglie oltre alle voci dei pedagoghi (Gabriele Vacis in prima linea) e degli studenti coinvolti nel progetto, anche le testimonianze di scrittori conosciuti e pubblicati in Italia (Suad Amiry e Sayed Kashua) e di filmaker/documentaristi (Sahera Dirbas e Mohammad Alatar).  Da segnalare soprattutto la voce di Mohammad Bakri, il protagonista di Private di Saverio Costanzo, il più noto attore e regista palestinese, che in questa pagine racconta il rapporto con la sua terra, con la politica, con l'arte. Il volume contiene anche un colloquio con Marco Paolini, che ha lavorato a Gerusalemme sulla Commedia dell'Arte.
Il lavoro su Amleto ha una lunga storia iniziata nell’aprile del 2008, dice Katia Ippaso. Nato da un progetto dell’Eti-Ente Teatrale Italiano e della Cooperazione Italiana, il workshop si è tenuto tra l’Italia (Polverigi, Venezia) e Gerusalemme, sotto la guida di Gabriele Vacis (regista e pedagogo) che, con il supporto di sei artisti del Teatro Nazionale Palestinese, ha formato trenta allievi attori tra i 14 e i 21 anni, introducendoli alla tecnica della Schiera, una specie di danza ritmica che si è rivelata un’ infallibile pratica di ascolto.
“Amleto è la storia di un Eletto, di un Guerriero di Dio – questa l’idea di Vacis - Prima pieno di dubbi, dopo aver parlato con lo spettro del padre e dopo aver ascoltato la confessione di Claudio, si convince di possedere la verità e in nome di quella verità compie una carneficina. E’ questa la storia di Amleto ed è sovrapponibile ad una serie di storie che si vivono oggi in Palestina. Per cui tanta gente è convinta di avere la verità ma molti altri si chiedono: cosa diavolo possiamo fare?”.“La tragedia di Amleto è il Sapere che rabbrividisce giunto al limite dell’umano”: così scriveva il filosofo Karl Jaspers nel suo saggio “Sul Tragico” pubblicato nel 1944, quando l’orrore del Novecento non era stato completamente scoperchiato: le immagini dei campi di concentramento non avevano ancora fatto il giro del mondo, ma i grandi poteri – clericali, politici, economici – si erano da tempo resi complici del genocidio, o direttamente o facendo finta di non sapere.
“Il Sapere che rabbrividisce giunto al limite dell’umano”: sono parole che tornano con la potenza terrifica dei fatti, oggi che al Teatro Nazionale Palestinese di Gerusalemme (El –Hakawati) una compagnia di adolescenti sta mettendo in scena l’opera di Shakespeare. “On the footsteps of Hamlet” (“Sulle tracce di Amleto”) si intitola lo spettacolo, che, sulla scia di “The Rocky Horror Picture Show” , mette in scena la tragedia della giovinezza dentro un’altra più grande tragedia che è quella che si sta consumando in Israele. Fino a qualche giorno fa gli artisti del Teatro El Hakawaati non sapevano se sarebbero andati in scena: seguivano la guerra a Gaza con dolore, blindati dentro il loro teatro di Gerusalemme Est, zona apparentemente sicura, ma in terra di Palestina niente è sicuro. Costretti a vivere al di là di un muro alto otto metri che avrebbe dovuto dividere gli arabi dagli ebrei e invece divide solo gli arabi dagli arabi, abituati al supplizio dei check-points, trattati come cittadini di serie B, i palestinesi di Gerusalemme sanno bene cosa significa vivere nella più totale precarietà. E nella paura. Da sorvegliati speciali.
Nonostante il clima esasperato delle ultime settimane, hanno deciso però di fare lo stesso lo spettacolo, che il regista Kamel El Basha dedica “alla memoria dei miei colleghi e amici – Adbel Hamid Elkorti, Ibrahim Elewat, Mazen Ghattas, Yacoub Ismail – che quest’anno sono passati all’altro mondo senza potere completare il loro sogno, e a coloro che stanno ancora lavorando per realizzare questo sogno di pace, e alle precedenti due generazioni che hanno giocato un ruolo importante all’interno del Movimento Teatrale Palestinese: presentiamo qui la quarta generazione, che ci auguriamo possa vivere in condizioni migliori di quelle in cui abbiamo vissuto noi”.

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