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giovedì 10 febbraio 2011

"ROMEO E GIULIETTA", DAL 14 FEBBRAIO AL TEATRO ELISEO DI ROMA. RICCARDO SCAMARCIO A FATTITALIANI: "IL MIO ROMEO, PERSONAGGIO COMBATTUTO ED ECCESSIVO"

Nella traduzione e adattamento di Fausto Paravidino e Valerio Binasco, ROMEO E GIULIETTA di William Shakespeare da lunedì 14 febbraio (guarda caso, San Valentino!) debutta in prima nazionale al Teatro Eliseo di Roma con Riccardo Scamarcio e Deniz Ozdogan per la regia di Valerio Binasco. Oggi ha avuto luogo la conferenza stampa e Fattitaliani era presente.
Fa sempre impressione - dichiara Riccardo Scamarcio - analizzare il rapporto fra Romeo e Mercuzio, come sono stati pensati e scritti questi personaggi. E io mi pongo esattamente nel mezzo.
In che senso?
Romeo trova i sogni che fa premonitori di qualcosa, ha molto forte la sensazione di un mistico mistero che agisce sugli esseri umani, su se stesso. Invece, Mercuzio fa capire che in fondo i sogni sono fatti di niente. Quindi, da un lato la capacità dell'uomo di mettersi al centro dell'universo e quindi l'individualismo e dall'altro la capacità di credere in qualcosa di sconosciuto, più potente di sè. Io sono proprio a metà di questi personaggi, però il fatto che in uno spettacolo si possa andare a toccare questo dilemma mi sembra una cosa incredibile.
Quindi com'è il tuo Romeo?
E' un ragazzo capace d'incantarsi come un bambino e si apre con dei sorrisi puri però allo stesso tempo con un'anima nera, con una propensione fortissima a distruggere. E' un personaggio eccessivo, combattuto, che parte totalmente innamorato di Giulietta e poi è pronto a tutto per lei: anche nella prima parte già sarebbe pronto a suicidarsi. E' un Romeo doppio che è capace di stupirsi e allo stesso tempo propende a distruggere... Mercuzio vive il presente e tutto è adesso, è un individualista, di solito è il personaggio preferito dagli intellettuali che difendono la potenza dell'individuo e delle parole. A me interessano quegli intellettuali che in qualche modo non disconoscono e accettano la presenza di un mistero: il mistico è certo, anche se è incerto. E sono sicuro che esiste un mistero, anzi ho paura che esista, ho il dubbio; qualcosa che ci sfugge e non abbiamo ancora capito c'è, e quindi Romeo è pronto a dire che Dio, il mistero esiste e segue le sue sensazioni. Romeo e Mercuzio insieme rappresentano la condizione degli uomini pensanti.
Come ricordi la tua prima volta a teatro?
E' stato il mio primo approccio con la recitazione: ho fatto uno spettacolo in dialetto, "Miseria e nobiltà" di Scarpetta, facevo il marchesino Eugenio che appare due-tre volte, un'esperienza traumatica, però lì ho imparato ad amare il teatro, il silenzio che c'è dietro le quinte nel momento prima di andare in scena.
Che ti piace vedere a teatro come spettatore?
Non sono un assiduo frequentatore di teatri, a Parigi ho visto un incredibile spettacolo di Peter Brook; Binasco è un regista che seguo, Paravidino è un regista che seguo...
A quali altri "Romeo" hai fatto riferimento? 
Non c'è stata proprio possibilità di considerare qualsiasi altro Romeo.
Rispetto a fare l'attore al cinema che cosa cambia a teatro?
Ho capito una cosa: a teatro nella fase di ricerca del personaggio c'è un momento in cui non parli, sei parlato, non agisci, sei agito, quindi c'è una sorta di annientamento del tuo ego che vuole proteggersi da questo mondo ignoto che sta per scoprire portandoti a fare le cose che fai fare. Per riuscire a fare la scena e trovare le cose che ti sono sconosciute, devi mettere da parte l'ego: nell'atto creativo c'è un'energia in più da cui tu dipendi. Le parole non dipendono da te, sei tu che dipendi dalle parole. Questo transfert lo trovo sinceramente terapeutico soprattutto per chi come me ha un ego strabordante. Mi sentivo un po' affettato, a pezzi e questa esperienza mi ha ricompattato.
In che cosa "Romeo e Giulietta" è uno spettacolo ancora attuale?
Questo spettacolo è attuale con la condizione della vita di provincia, con alcuni episodi di attualità e di cronaca che leggiamo sui giornali. L'Italia è un paese in fondo pieno di contraddizioni, un paese in cui le istituzioni religiose, finanziarie e sovversive sono state create: un paese con un senso di anarchia profondo, con pochissimo concetto di Stato. La Chiesa è stata inventata in Italia, le banche le hanno inventate gli italiani, e la mafia pure. Partendo da questa analisi, capiamo che è un Paese veramente folle, per questo è pieno di artisti, e il concetto di Stato è un concetto fallimentare, il concetto di società civile e organizzata è fallito, quindi non c'è uno Stato di diritto. Giovanni Zambito.

TEATRO ELISEO
14 febbraio - 13 marzo 2011

Riccardo Scamarcio - Deniz Ozdogan

ROMEO E GIULIETTA

di William Shakespeare
traduzione e adattamento di Fausto Paravidino e Valerio Binasco

con Antonio Zavatteri, Filippo Dini, Fabrizio Contri
Andrea Di Casa, Lisa Galantini, Simone Luglio,
Gianmaria Martini, Giampiero Rappa,
Nicoletta Robello, Roberto Turchetta, Fulvio Pepe
e con Milvia Marigliano

scene Carlo De Marino
costumi Sandra Cardini
luci Pasquale Mari
musiche originali Arturo Annecchino
regista collaboratore Nicoletta Robello

regia Valerio Binasco

produzione
Nuova Teatro Eliseo/ Compagnia Gank
in collaborazione con Gloriababbi Teatro



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