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sabato 12 giugno 2010

GIUSEPPE SINAGUGLIA CI RACCONTA IL SUO EGITTO CON I PASTELLI DI ASSALAMAELEIKUM

"ASSALAMAELEIKUM - Disegni dall'Egitto" del pittore siciliano Giuseppe Sinaguglia rappresentano una sorta di diario di viaggio di un italiano del sud in Oriente, che attraverso piccoli segni - il velo, la lieve ruga sulla fronte causata dal modo di pregare, il thè, il fiore del gelsomino, la luna o la mano che respinge il malocchio - ci racconta modi di vivere, vezzi, credenze e cultura araba.

Venti pastelli ad olio, realizzati tra il 2008 e il 2010 - durante un periodo vissuto dall'artista in Medio Oriente - che raffigurano volti, facce deformate, ove il disegno marcato si combina con un colore ricco e pieno, colore giallo di sabbia e di tufo che si mischia col bianco del gelsomino o col verde della menta e dello smeraldo, e si carica di vitalità, di un'espressività intensa e solare che ci riporta nella radice mediterranea - e araba - della nostra cultura, radice che una malintesa idea di moderno tende a rimuovere.
A Roma una mostra fino all'11 giugno ha reso loro omaggio: realizzata in due bei negozi contigui del centro di Roma, Nodocentoventisette e Dueconcepstore, in Via Alessandria nn. 127 e 125, è nata "dal desiderio di portare l'arte fuori dai luoghi appositamente dedicati per aprirsi a un nuovo pubblico e a un nuovo rapporto con il pubblico", dice il curatore Giovanni Chiaramonte. Fuori dai luoghi solitamente preposti, private della 'sacralità' dello spazio museale o della galleria, le opere tornano 'nude', esposte al giudizio crudo dell'osservatore, senza la 'difesa' dell'apparato critico e della canonicità del luogo.
In una galleria o in museo l'osservatore viene messo in situazione di inferiorità... gli viene detto: questa è arte... e l'osservatore, prima di dire non mi piace è costretto a pensare sono io che non capisco. In un luogo non istituzionale l'osservatore/fruitore invece non ha imbarazzi, inibizioni... riesplode il sano, naturale, spontaneo: mi piace....non mi piace.. L'opera ritrova cioè la spontaneità dell'osservatore e l'artista un interlocutore vero, che parla secondo il suo sentire e non secondo pre-giudizi assorbiti dall'esterno.

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