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Il romanzo "Fiume di tenebra" nasce da una vostra passione più per la storia o per D'Annunzio?
Lavoriamo
sulla storia, intesa, come mito progressivo. Potremmo anche parlare
di metafora progressiva. In questo senso un materiale storico inerte
non ci interesserebbe mai. Non siamo interessati a scovare equazioni
simboliche fra un'epoca e la nostra. Per questo D'Annunzio, e
soprattutto il D'Annunzio che crea Fiume, con le sue vaste ambiguità e
sfumature umane, era il personaggio adatto alla storia che volevamo
raccontare.
Qual è la percentuale nel romanzo di "storia e invenzione": in che modo vi siete regolati nel miscelare i due elementi?
Avevamo
in mente una storia e ci siamo accorti che a Fiume era successa
realmente. Abbiamo letto tutto ciò che è possibile leggere sull'impresa
del poeta allo scopo preciso di non doverlo usare. Abbiamo agito su un
punto oscuro e non documentato, e lì abbiamo fatto vivere, pensare,
disperare i personaggi esattamente come avrebbe potuto fare e, quindi,
hanno fatto. In questo romanzo c'è molta invenzione perché ogni
personaggio racconta, come è inevitabile per chi viva in prima persona
un avvenimento, una sua Fiume personale. Diciamo che questo è un
romanzo fantastico per eccesso di realismo.
Nel romanzo, D'Annunzio è Fiume,
perché Fiume è la sua creazione. Il fallimento della sua impresa
coincide con il fallimento del suo sogno poetico. Come ogni poeta
D'Annunzio era strutturalmente incapacitato a distinguere anima e
corpo, letteratura e vita: quello che vive il poeta è un disastro
umano completo. Il nostro Vate è un personaggio tragico, e nella sua
costruzione abbiamo voluto fare a meno del D'Annunzio poeta, del
D'Annunzio politico. Insomma del D'Annunzio biografico.
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Il primo piano di Fattitaliani dedicato all'intervista |
Gli intenti storici di D'Annunzio
potevano benissimo sfuggire a lui per primo. Per quanto riguarda
l'impresa di Fiume, o, più in generale, di tutto il vasto movimento
patriottico, democratico, vitalistico e rivoluzionario che, a partire
dalla Repubblica Romana del '49 arriva fino all'impresa di D'annunzio,
si può dire più facilmente che, piuttosto che essere stato frainteso o
poco indagato, è stato rimosso e mistificato.
La preparazione sul materiale
storico è minuziosa. Ognuno di noi è stato lì. Ognuno di noi può
interpretare quei personaggi con la loro voce e la loro lingua. Si è
trattato solo della fatica di trascrivere i ricordi di alcune
settimane trascorse a Fiume nel 1920.
Giovanni Zambito.
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