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venerdì 4 febbraio 2011

MARCO COLUMBRO E IL DESIDERIO DI PATERNITà AL Teatro Politeama Pratese CON "Daddy Blues". L'INTERVISTA DI FATTITALIANI

Domani alle 21,00 e domenica alle 16,00 al Teatro Politeama Pratese andrà in scena lo spettacolo "Daddy Blues" di Bruno Chapelle e Martyne Visciano diretto da Vincenzo Salemme: protagonisti due mattatori amatissimi dal pubblico, Marco Columbro e Paola Quattrini. Una divertentissima commedia che come ha dichiarato lo stesso regista "si può considerare come un vero e proprio manifesto della commedia brillante intesa come genere". Prodotto da La Contrada-Teatro Stabile di Trieste, Daddy Blues affronta da più prospettive il tema dell'adozione, argomento particolarmente delicato soprattutto ai giorni nostri. In particolare è l'aspetto umano della adozione che viene largamente sviscerato da più punti di vista, proprio attraverso l'evoluzione stessa del carattere dei singoli personaggi. Fattitaliani ne parla direttamente con Marco Columbro.

Il genere brillante somiglia al suo carattere, al suo stile di vita?
Direi di sì, mi reputo una persona positiva, spiritosa per cui preferisco un testo brillante che uno drammatico: mi piace vedere il pubblico che si diverte e ride, è un momento di grande emozione.
Che cosa rende "Daddy blues" un esempio della classica commedia brillante e allo stesso tempo un'originale rappresentazione?
"Daddy Blues" è una pochade francese di due autori contemporanei: affronta il tema molto attuale e spinoso dell'adozione di un bambino e del desiderio di paternità; se togliessimo l'aspetto brillante i personaggi diventerebbero drammatici. L'architetto, che io interpreto, si trova tra l'incudine e il martello, è combattuto tra il voler essere padre e il fatto di ritrovarsi solo senza la moglie che lo lascia e senza una moglie un bambino non te lo danno in adozione, quindi s'inventa una moglie e tutto questo crea una serie di equivoci e situazioni parossistiche; poi c'è il socio e cugino omosessuale che crea altri problemi. Il tema fondamentale oltre all'adozione è proprio la solitudine di un uomo, abbandonato a se stesso, senza l'aiuto della moglie, dell'assistente sociale, della segretaria che lo fa solo per denaro, del cugino. A sua volta, l'assistente sociale, interpretata da Paola Quattrini, afferma "Vi do il bambino in adozione, se adottate anche me": è una cosa che fa ridere ma pure drammatica. Ognuno nel suo aspetto rappresenta un momento di solitudine e tristezza, seppur in chiave ironica e divertente.
L'attualità dell'argomento in quale frase della commedia può essere riassunta?
Ad un certo punto il padre rivelando il desiderio di paternità dice "Non sono affatto fuori di testa, nessuno mi porterà via mio figlio... voglio un figlio che mi svegli presto la mattina e voglio insegnargli che la vita è una lotta": questo è il succo del carattere del personaggio e della sua motivazione profonda: "Lottare nella vita per ottenere ciò che vuole".
Personalmente, l'esperienza della paternità in che cosa l'ha cambiata?
E' stato un processo lungo. Chiaro che un figlio ti cambia la vita: mi ha insegnato innanzitutto a fare ciò che con me mio padre non aveva fatto: pur essendo buonissimo, mio padre era distaccato, aveva un'altra mentalità, erano gli anni '50-'60. Con mio figlio ho tenuto un atteggiamento molto "fisico", facevamo la lotta insieme, si mangiava insieme, e quando era necessario lo sgridavo ma subito dopo lo accarezzavo e lo coccolavo. Per me un genitore deve essere una figura che deve mostrarsi autorevole nel momento in cui serve ma non deve mantenere tale atteggiamento anche dopo, ma anzi dimostrare affetto per il figlio. Il mio ha quasi diciott'anni e tra noi c'è un rapporto di reciproca stima e affetto.
Secondo lei, in Italia a che punto siamo dal punto di vista della coscienza e della burocrazia sul fronte delle adozioni?
Io non ne ho esperienza, ma la burocrazia è molto tosta: secondo quanto mi dicono amici, ci sono mesi e anni di attesa in cui si viene passati ai raggi X; è anche giusto: una volta che affidi un essere umano bisogna verificare se si è all'altezza o quanto meno se si offrono garanzie.
L'esperienza della sofferenza e della malattia vissuta sulla propria pelle su che cosa l'ha fatta riflettere maggiormente?
Io ho una filosofia di vita che va al di là degli aspetti esterori: la mia sofferenza è stata un'esperienza di vita e spirituale profonda. La vita non è una linea retta, anzi spesso è una linea arzigogolata, con momenti alti e bassi; mi ha insegnato che cos'è la vita.
Marco Columbro oramai è sinonimo di teatro: che cosa potrebbe convincerla a tornare in tivù?
Tornerò in primavera su Canale 5 con una fiction ("Baciati dall'amore", ndr) assieme a Lello Arena, Marisa Laurito, Maria Amelia Monti: ambientata a Napoli, è una serie giallo-rosa, poliziesca e brillante come pure una storia d'amore che vivranno "mia figlia" e il figlio di Lello Arena.
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Dopo Prato, "Daddy Blues" sarà rappresentato in altre città: a Piombino l'8 febbraio, Lerici (il 9), Castiglione delle Stiviere (10), Genova (dall'11 al 13), Latisana (15), Maniago (16), Gorizia (17), Codroipo (18), Cordenons (19), Torino (dal 22 al 27 febbraio), Soverato (il 1° marzo), Potenza (2 marzo) e ancora Venosa, Taranto, Bari, Lucera, Cortona, Firenze, Milano...
Foto: Tommaso Le Pera

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