Nati a Valmontone, cittadina al sud di Roma, The Anthony’s Vinyls
sono uno di quei gruppi abituati a essere in perenne movimento. Hanno
iniziato a suonare insieme, con testi rigorosamente in inglese, nel 2010,
e hanno subito iniziato a mettersi alla prova live, saltando da una
finale di contest all’altra.
Dal Giuliano Rock Festival al Rock in Roma Factory che, solo lo scorso ottobre, li ha visti battersi live sul palco dell’Orion Club arrivando anche ad aprire concerti come quello dei Sigur Ros proprio al festival Rock In Roma. Nel mezzo il quartetto è anche riuscito a dare alla luce un ep, 5 Points & 70 Euros datato 2011 e due album, A Different Water e Like A Fish. Ultima uscita discografica degli Anthony’s Vinyls, pubblicato da poco e dichiaratamente influenzato dal «funk e dalle colonne sonore delle serie televisive anni '70 e '80». Proprio da quest’ultimo è tratto Running Man, singolo a cui presta la chitarra elettrica Giancarlo Barbati del Muro Del Canto, il cui videoclip è stato realizzato da Marco Pellegrino. «Volevamo qualcosa di colorato e surreale che ricalcasse un po’ la copertina del disco», scrive il gruppo riferendosi all’artwork realizzato da Daniele Brusca e raccontando come il video sia stato «girato in un luogo chiuso con uno sfondo bianco ed è stato realizzato su una serie di scatti fotografici che Marco ha rielaborato in un secondo momento». Fattitaliani li ha intervistati.
Dal Giuliano Rock Festival al Rock in Roma Factory che, solo lo scorso ottobre, li ha visti battersi live sul palco dell’Orion Club arrivando anche ad aprire concerti come quello dei Sigur Ros proprio al festival Rock In Roma. Nel mezzo il quartetto è anche riuscito a dare alla luce un ep, 5 Points & 70 Euros datato 2011 e due album, A Different Water e Like A Fish. Ultima uscita discografica degli Anthony’s Vinyls, pubblicato da poco e dichiaratamente influenzato dal «funk e dalle colonne sonore delle serie televisive anni '70 e '80». Proprio da quest’ultimo è tratto Running Man, singolo a cui presta la chitarra elettrica Giancarlo Barbati del Muro Del Canto, il cui videoclip è stato realizzato da Marco Pellegrino. «Volevamo qualcosa di colorato e surreale che ricalcasse un po’ la copertina del disco», scrive il gruppo riferendosi all’artwork realizzato da Daniele Brusca e raccontando come il video sia stato «girato in un luogo chiuso con uno sfondo bianco ed è stato realizzato su una serie di scatti fotografici che Marco ha rielaborato in un secondo momento». Fattitaliani li ha intervistati.
Avete subito deciso di comporre e
cantare in inglese o avete esitato un po'?
Come tutte le band abbiamo iniziato
anche noi facendo qualche cover ma poi ci siamo resi conto di avere
un'impronta molto marcata, così abbiamo deciso di far emergere
questa nostra attitudine dedicandoci a creare solo canzoni nostre e
nella nostra lingua.
Potete dirci l'origine e il
motivo del nome della formazione?
Non avevamo un nome e ne cercavamo uno
che richiamasse a qualche disco del passato, così tra i nostri amici
è partita una sorta di ricerca al nome da proporci. Tra questi,
Antonio è stato sicuramente quello che si è impegnato di più, ogni
giorno ci suggeriva un nome pescandoli tra titoli di vecchi vinili.
Alla fine, non sapendo quale scegliere, abbiamo optato per “I
Vinili di Antonio” che in inglese è diventato “The Anthony's
Vinyls”.
Quali sono esattamente le
serie tv che vi hanno influenzato?
Prima tra tutte Supercar, poi
Wonderwoman, Miami Vice, Magnum PI, etc. E poi ci hanno ispirato
molto anche film come Rocky.
Potreste identificarvi con un
personaggio preciso degli anni '70 e '80? Quale?
Non è facile identificarsi nei
personaggi delle serie televisive però, pensandoci, Matteo (il
chitarrista) e Luca (il bassista) potrebbero essere Stursky and
Hutch, Massi (la voce) e Matteo (il batterista) invece i Chips!
Quali i pro e i contro di nascere
e formarsi in una cittadina vicino a Roma ma che non è Roma?
Se fai qualcosa di buono in provincia
ti viene subito riconosciuto, è come se ogni nostro piccolo
risultato diventasse motivo di orgoglio e di rivalsa per tanti
ragazzi che gravitano intorno a noi, in più vivere un po' fuori da
una grande città ci permette di essere contaminati il meno
possibile, mantenendoci musicalmente autoctoni. Di contro, invece,
c'è che una città come Roma ruba tutte le attenzioni e la provincia
resta sempre un po’ in ombra, perciò la fatica è doppia.
Valmontone è presente in
qualche maniera nel disco?
Tutte le canzoni di “Like a Fish”
prendono spunto dal nostro vivere quotidiano e di conseguenza, anche
se non in maniera esplicita, raccontano un po’ la vita del nostro
paese.
L'esperienza live dei concerti
che carica vi dà in più? Ha influito sul secondo album?
Il live è la dimensione che ci piace
di più, crediamo che questa diversità abbia influito molto sul
nuovo disco, infatti le registrazioni di “Like a Fish” risultano
molto più "vere”, dirette e meno elaborate in studio rispetto
al primo album.
M'incuriosisce la storia di
"Radio Obsession": perché ad un certo punto avete deciso
di rielaborarlo e inciderlo?
”Radio Obsession” esiste dai
primi anni del 2000, inizialmente era nata come brano dance nello
studio del fratello di Massi, poi una sera in sala prove è riemerso
questo riff. Il cantato ci è piaciuto da subito e abbiamo deciso di
rendere il tutto più "Anthony's”, incidendola e inserendola
in “Like a Fish”! Giovanni Zambito.
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