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giovedì 1 maggio 2014

“Il tuo nome è Francesco. A piedi nudi lungo la via del perdono”. Fattitaliani intervista Fabio Salvatore: "La giustizia fa morire ogni giorno mio padre"

Si è svolta il 17 aprile a Taranto l’udienza del processo per l’omicidio di Franco Salvatore, vittima di un incidente stradale, conclusasi con un rinvio a giudizio. Una storia lunga sei anni, raccontata nell’ultimo libro del figlio Fabio che non ha ancora avuto giustizia dallo stato italiano, che rischia di vedere il processo per la morte di suo padre andare in prescrizione. Un caso di malagiustizia che Fabio affronta tuttora con forza, con uno spirito cattolico improntato al perdono dei colpevoli ma non all’oblio della perdita subita. Un tema di grande attualità in un momento in cui il reato di omicidio stradale è argomento di discussione. È dal 2011 che si parla dell’introduzione del nuovo possibile reato, ma in tre anni non si sono fatti passi avanti. 

L’avvocato Domenico Musicco commenta così l’esito dell’udienza: "Alla luce di quanto emerso sull'omicidio di Franco Salvatore, con l'ennesimo cambio di giudice e rinvio al 6 maggio p.v., non si riesce a capire quanto tempo i familiari debbano ancora aspettare dopo 6 anni per una sentenza di primo grado in un processo di acclarato reato doloso".
“Il tuo nome è Francesco. A piedi nudi lungo la via del perdono” (Piemme, pagg. 193, € 15,00) è un libro  intimo e spirituale, la narrazione del cammino ad Assisi ma soprattutto dentro se stesso, nella fatica e nella gioia del perdono.
Il racconto del pellegrinaggio spirituale compiuto da Fabio Salvatore sulle tracce di Francesco d’Assisi è un viaggio dell’anima, un’avventura che lo porta a perdonare i responsabili - ancora impuniti - dell’incidente stradale in cui ha perso la vita il padre, vivendo sulla propria carne quella misericordia che è stata la parola d’ordine dell’esordio del pontificato di papa Francesco.
Il diario del cuore che Fabio Salvatore affida ai suoi lettori è una confessione commovente e intensa, un invito a non lasciarsi sfuggire l’esistenza, ma di assaporarla - istante dopo istante - con tutto l’amore possibile.
Sono passati sei anni da quando è stato ucciso, il 20 gennaio 2008. Sembra ieri che mangiava con noi, litigava con noi, ci salutava al mattino, occupava quello spazio per certi versi distante e misterioso che un padre occupa sempre in una casa, in una famiglia, di fronte agli occhi di un bambino, e di un adolescente, e poi di un giovane adulto. E' uno dei passaggi del volume di Fabio Salvatore, che Fattitaliani ha intervistato.
Quando un evento inaspettato strappa via da noi una persona cara, la mente riattraversa gli ultimi momenti vissuti insieme: tu lo fai? hai ricostruito più volte "questa scena"?
È una scena che torna e che ritorna. La tua mente è piena di ricordi. Il cuore zeppo di emozioni. Ma l'anima è tremenda e quando prende il sopravvento, diventa un tormento. Non si può vivere di ricordi, ma non siamo noi a decidere le regole del gioco. È peggio di una roulette !
In esperienze simili, che cosa prevale fra la rabbia e il dolore?
Per quanto mi riguarda, la rabbia è un sentimento, che per fortuna è sempre stato lontano da me. Il dolore è una costante, ti prende, ti segna e ti toglie il respiro.  
La figura di san Francesco era ben presente nella tua vita? in che maniera ti sei addentrato nella sua spiritualità?
Francesco è sempre stato un pezzo di cuore della mia vita. Il mio papà e in particolar modo mio fratello sono figli di una chiamata "francescana". In casa si è sempre respirata la sua presenza, le sue preghiere, il suo stile e Amore per la vita.
Una giustizia che si mostra lenta e "ingiusta" quanto incide sulla vita quotidiana della vostra famiglia?
La giustizia fa morire ogni giorno mio padre. Se uno Stato che si definisce "democratico" in sei anni non riesce a emettere una sentenza di primo grado dopo un lavoro encomiabile nelle indagini condotte da Carabinieri, periti e PM, vuol dire che siamo nell'assenza di diritto. Basterebbe applicare la legge. Fare sì che ci sia una Giustizia "giusta" per i giusti. La Magistratura è fatta di uomini. Non è facile, certo, ma basta con l'utilizzo di alibi. 
Amplifica - se possibile - la gravità dell'assenza di tuo padre?
La morte di un padre è un'emorragia continua di sangue. Più che un assenza, è la mancanza di punti di riferimento, saggezza, presenza.
Come è successo l'incidente? Hai incontrato i colpevoli?
Uno dei due ragazzi che era bordo di quella macchina, che ha subito gravi danni, è persona di mia conoscenza, figlio di una famiglia che dopo sei anni soffre nel sapere e conoscere il nostro dolore. L'altro ragazzo, che guidava la macchina, rinviato a giudizio, so bene chi sia, ma mai incontrato. Sono pronto per farlo, ma credo che il buon Gesù sarà lui a metterlo sulla nostra strada. 
Pensato anche di lasciar perdere tutto l'iter giudiziario?
Avremmo voluto. Tanto non esiste giustizia. Ma legge non te lo consente, e tu lentamente muori ancora una volta con lui. Giovanni Zambito.

© Riproduzione riservata

FABIO SALVATORE. Nato nel 1975, scrittore e regista, inizia la sua carriera artistica in teatro. Formato e diretto da grandi maestri - Enzo Garinei, Walter Manfrè, Corrado Veneziano, Giorgio Albertazzi - ha interpretato ruoli in importanti produzioni teatrali, televisive e cinematografiche. Fondatore del Magna Grecia Awards, ha diretto spot sociali e numerose opere teatrali. Ha scritto Cancro, non mi fai paura (2008), La paura non esiste (2010), Ti cerco da sempre (2010). Ha scelto la scrittura come terapia alla sua sofferenza e per essere testimone vivo di una fede che sposta le montagne. Per Piemme ha pubblicato con successo il volume Abraccia aperte fra le nuvole (2012).

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