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lunedì 24 gennaio 2011

La poetessa Sara Ventroni a Fattitaliani: "LA POESIA PURTROPPO OGGI è ESCLUSA DAL MERCATO E DAI GIORNALI"

La poetessa Sara Ventroni, ospite a Roma al Convegno nazionale dell'Adi-Sd, ha pubblicato su numerose riviste e giornali («Nuovi Argomenti», «l'immaginazione», «Accattone», eccetera); collabora a «Liberazione» e al «Foglio» e come performer ha partecipato ai maggiori festival nazionali e internazionali di letteratura,vincendo il primo poetry slam italiano. Suoi testi sono stati tradotti in spagnolo da Isabel Miguel, in inglese da Alistair Elliot, in francese da Dominique Garand e in croato da Snjez ana Husic. Per RAI Radio Tre ha raccontato le vite di Jim Morrison e David Bowie (Storyville). Per No Reply ha pubblicato nel 2005 l'opera teatrale Salomè. Nello stesso anno il poemetto Nel Gasometro pubblicato dalla Casa editrice Le Lettere (pagg. 136, € 18,00) è stato finalista al premio Antonio Delfini ed è parzialmente uscito su «Poesia».Fattitaliani l'ha intervistata.


Che cos'è la poesia per Sara Ventroni?

Rubo dal maestro Dario Pagliarani la frase "La poesia è un modo per tenere in allenamento il linguaggio", e credo che a sua volta Pagliarani si riferisse a Ezra Pound: mi sembra una definizione ottima, adatta ai nostri tempi perché credo ci sia anche bisogno di fare anche qualche revisione e pensare il linguaggio, pensare alle parole che si usano, a come cambia il senso delle parole.

La poesia oggi può essere slegata seppur involontariamente dai riferimenti letterari?

Chi scrive di solito ama anche leggere: credo che ciascun poeta si crea una propria genealogia di riferimento, non soltanto i poeti canonizzati o trasmessi dalla scuola, dall'università. C'è questa libertà: ognuno sceglie, crea una propria famiglia di cuore.

Collabori con alcune testate: oggi che spazio danno i giornali alla cultura?

Direi che spesso ci sono degli scrittori che intervengono anche sull'attualità e questo mi sembra un segnale, vedo spesso editoriali o commenti. Meno spazio vedo per recensioni di poesia che è completamente esclusa dal mercato e dalla fruizione dei giornali. E' un peccato perché nei festival è molto viva, ci sono molte letture e credo che ci sono persone che continuano a leggere la poesia e continueranno a farlo.

Hai partecipato a più festival: nel confronto con i colleghi quale filo rosso hai notato?

Sicuramente la lettura è un momento di circolazione dei testi, visto che non se ne trovano in giro: i festival sono un'ottima occasione per ascoltare e incontrare gli altri poeti nazionali e internazionali altrimenti irrintracciabili. Sono dunque una sorta di mappatura contemporanea.

I tuoi testi sono stati tradotti in più lingue: quale spirito della tua composizione è stato mantenuto?

Forse lo spirito del contenuto, il ritmo è la cosa più difficile per i traduttori da trasportare in un'altra lingua.

Una critica o un complimento relativi al poemetto "Nel Gasometro" che ti ha colpito?

Un complimento diceva che quello che avevo fatto era in qualche modo unico nel panorama italiano. La critica risale a prima dell'uscita del libro e diceva "vediamo se il testo funziona pure sulla pagina scritta" e ha funzionato. Giovanni Zambito.

di Sara Ventroni

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Non c'è carne non c'è tempo nel tempo
di amianto.
L'ingegno è sempre l'ingegno.
La guerra dà il tempo, ha il tempo
della tecnica sullo spazio.

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