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venerdì 14 gennaio 2011

PCI, A ROMA LA MOSTRA SUI 70 ANNI DEL PARTITO

14 gennaio 2011 -

"Sappiamo benissimo che quella del Pci è storia conclusa e irripetibile. Ma è una storia non separabile dalla storia nazionale e che quindi - nel bene o nel male - pesa sulla storia del Paese". La premessa di Alfredo Reichlin, chiamato a presentare la mostra "Avanti popolo, il Pci nella storia d'Italia", inaugurata oggi a Roma nella suggestiva cornice della Casa dell'Architettura, dove rimarrà fino al 6 febbraio, fa subito piazza pulita di ogni tentazione nostalgica. In platea si ritrovano uomini e donne che per decenni hanno militato nel partito che Palmiro Togliatti chiamava con un termine vezzoso "la Grande Giraffa" perché capace, con il suo lungo collo, di guardare lontano. Il clima è sobrio e composto, come i primi passi dell'inaugurazione, che si apre con l'esecuzione dell'Inno di Mameli e subito dopo con l'Internazionale che qualcuno canta sottovoce.


"Vedo intorno a me -ha esordito Reichlin- tanti compagni che non avevo il piacere di incontrare da anni". Ci sono Armando Cossutta e Achille Occhetto, Aldo Tortorella e Giuseppe Chiarante, Luciana Castellina e Marisa Rodano, Massimo D'Alema e Piero Fassino, Livia Turco e Vincenzo Vita. Non mancano Fausto Bertinotti, Cesare Salvi, Gavino Angius, Claudia Mancina, Graziella Mascia, Pietro Folena e Franca Chiaromonte. Ma anche Franco Marini non è voluto mancare, insieme a Matteo Colaninno, Jean Leonard Touadì e Antonio Polito. Seduti in platea anche Paolo e Emilio Taviani, accanto a loro Ermanno Olmi.

Basata essenzialmente sul patrimonio archivistico e documentale della Fondazione Istituto Gramsci (presieduta da Beppe Vacca), della Fondazione Cespe (guidata da Alfredo Reichlin) e dell'archivio fotografico dell''Unità, la mostra è stata inserita tra le manifestazioni culturali dedicate al 150esimo anniversario per le celebrazioni dell'Unità d'Italia. Racconta settant'anni di storia italiana, documentando il ruolo che ebbe il Pci, dalla fondazione a Livorno il 21 gennaio del 1921, fino allo scioglimento avvenuto al congresso di Rimini il 4 febbraio del 1991. "Questa è solo una mostra -ha aggiunto Reichlin- e quindi non e' il luogo per aprire un confronto su cosa sia stato il Pci", un partito legato ai "padri del socialismo" e in particolare al "socialismo italiano che era portatore di una nuova umanita'".

Questo segno è rimasto impresso nella natura del Pci, ha continuato Reichlin, che era "partito di governo, perché partito di popolo", capace di "insegnare alle masse intrise di sovversivismo a riconoscersi nello Stato e nelle istituzioni". "Il legame con lo stalinismo -ha continuato l'economista e parlamentare comunista e pidiessino- ha profondamente influenzato la storia del partito nel dopoguerra e questo tragicamente pesa sulla mia generazione. Mi piacerebbe che questa mostra -è stato l'auspicio conclusivo di Reichlin- contribuisse a fare definitivamente piazza pulita di quella vecchia cultura e di quelle ceneri che si sono depositate nel corso della guerra fredda e che hanno resistito per troppo tempo".

Lo storico Beppe Vacca ha spiegato come è stata strutturata la mostra che si articola su due livelli e unisce documenti originali (come i quaderni di Antonio Gramsci, esposti per la prima volta dal 1948), a un rilevante apparato multimediale. Al piano terra della Casa dell'Architettura e' collocata la parte storica e documentale, secondo un percorso cronologico suddiviso in sei sezioni, ciascuna organizzata su parole-chiave e arricchita da una mediateca con approfondimenti tematici. Oltre ai Quaderni e al manoscritto sulla questione meridonale di Antonio Gramsci, ci sono testi autografi di Palmiro Togliatti e Enrico Berlinguer e sono esposti documenti e atti del Pci, pubblicazioni e altri oggetti d'epoca come la prima bandiera del Partito dei Comunisti d'Italia 'protagonista' al congresso fondativo del partito di Livorno.

Il primo piano è invece interamente dedicato alla grafica, con manifesti d'epoca. Nell'esposizione "Progetti, confronti, incontri" trentaquattro disegnatori interpretano il Pci, con le immancabili vignette di Staino e Altan. "Vista oggi -ha detto Vacca tirando le somme del lavoro fatto- la mostra fa una certa impressione. In realta' si basa su una parte molto limitata della documentazione custodita dalle due Fondazioni. Noi ce l'abbiamo messa tutta per riuscire a essere sinceri e intelligenti. I cittadini che avranno la pazienza e l'interesse di visitarla ci diranno se ci siamo riusciti". (Adnkronos).

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