Tanti e variegati gli impegni teatrali di Daniela Poggi: dopo lo spettacolo Tutto per bene di Pirandello con la regia di Gabriele Lavia, dove ha interpretato la Barbetti, uno dei personaggi chiave della commedia pirandelliana, il 28 gennaio
è ripartita la sua tournèe di tre monologhi, a cui lavora già da un
anno, incentrati sul rapporto donne e amore, donne e fede, donne e
politica. Il 9
e 14 febbraio a Finale Ligure e Ventimiglia andrà in scena con Eda, una donna del 900; il 10 febbraio sarà a Torino con Io madre di mia madre e il 28 marzo al Teatro Ghione di Roma con L’amore impaziente. Fattitaliani l'ha intervistata.
Per un'attrice - a livello di prova professionale ed emotiva - che cosa significa "rappresentare in scena un monologo"?
Il monologo è molto più complesso in quanto sei solo, non hai interlocutori diretti, metti in gioco tutta te stessa, la tua concentrazione, le tue emozioni. Sei tu e il pubblico che non può distrarsi guardando altri, solo te. Non puoi affidarti ad una battuta del collega per la memoria, devi ricordare tutto perfettamente. E' una sfida importante che ti fa crescere e ti mette di fronte alle tue forze ed ai tuoi limiti.
Il monologo è molto più complesso in quanto sei solo, non hai interlocutori diretti, metti in gioco tutta te stessa, la tua concentrazione, le tue emozioni. Sei tu e il pubblico che non può distrarsi guardando altri, solo te. Non puoi affidarti ad una battuta del collega per la memoria, devi ricordare tutto perfettamente. E' una sfida importante che ti fa crescere e ti mette di fronte alle tue forze ed ai tuoi limiti.
Partiamo da Eda: in che cosa il personaggio è una donna del 2000?
Eda è una donna senza tempo: la sua determinazione, la sua capacità di amare, la sua femminilità, ironia e profondità. Eda lotta per la libertà, per la democrazia per i diritti di tutti contro la dittatura, contro i soprusi e le ingiustizie. Il mondo è pieno di donne che come Eda lottano tutti i giorni per gli stessi motivi.
Eda è una donna senza tempo: la sua determinazione, la sua capacità di amare, la sua femminilità, ironia e profondità. Eda lotta per la libertà, per la democrazia per i diritti di tutti contro la dittatura, contro i soprusi e le ingiustizie. Il mondo è pieno di donne che come Eda lottano tutti i giorni per gli stessi motivi.
In riferimento a "Io madre di mia madre", pensa che l'umanità oggi
cerchi di rimuovere l'esperienza del dolore o di sottovalutarla o
mettterla in un angolo?
La gente ha paura di soffrire, ha paura di esprimere la propria sofferenza e ha paura di chi soffre. Tutti tendono a rimuovere la sofferenza, c'è tanta cecità e sordità. Accogliere il dolore altrui è destabilizzante, devi esserne capace.
La gente ha paura di soffrire, ha paura di esprimere la propria sofferenza e ha paura di chi soffre. Tutti tendono a rimuovere la sofferenza, c'è tanta cecità e sordità. Accogliere il dolore altrui è destabilizzante, devi esserne capace.
Quale elemento l'ha particolarmente convinta nel testo di
Valeria Moretti
"L'amore impaziente"? nella messa in scena con quale particolare tensione ha cercato di riprodurlo?
Tutto il testo della Moretti è molto intenso, poetico e doloroso. Il dialogo interiore come una voce/pensiero mi porta a perdermi e vivere solo le emozione del personaggio. Sono credente e spesso io stessa mi ritrovo ad alzare le mani a Lui e provare la Sua lontananza. Ogni parola è vera, diretta e non mediata da finzione. E' un testo che amo profondamente.
Tutto il testo della Moretti è molto intenso, poetico e doloroso. Il dialogo interiore come una voce/pensiero mi porta a perdermi e vivere solo le emozione del personaggio. Sono credente e spesso io stessa mi ritrovo ad alzare le mani a Lui e provare la Sua lontananza. Ogni parola è vera, diretta e non mediata da finzione. E' un testo che amo profondamente.
Fra
i monologhi e la donna pirandelliana di "Tutto per bene" potrebbe
emergere un quadro unitario della donna o quanto meno con esperienze e
caratteristiche affini fra i diversi personaggi? Ogni donna ha in sé mille sfaccettature. La donna è circolare, piena e
in continua ricerca. Le mie donne sono ognuna diversa dall'altra ma
tutte hanno la forza dell'amore che determina la loro vita. Sono donne
vere che combattono per la verità. Giovanni Zambito.
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Una
donna in mezzo alla tragedia della guerra, una storia persa nel
tempo, ma oggi più che mai attuale, il suo coraggio e il suo amore
che continuano nonostante gli abissi della follia umana. Daniela
Poggi porta
in scena al Teatro Ghione di Roma il 28 e 29 gennaio, Eda,
una donna del ‘900,
una vicenda vera,
fatta di sentimenti e ricordi, tra gioie e sofferenze, raccontata
ripercorrendo il vissuto della staffetta partigiana Eda Bussolari e,
attraverso i suoi occhi, le vite dei gemelli Antonio e Armando
Marzocchi, tre esistenze intrecciate nel desiderio di una vita
normale e nella speranza di una realtà migliore.
Daniela
Poggi racconta la vita di Eda, su un testo di Maurizio Garuti, la
guerra e la storia dei fratelli Marzocchi, che con Eda divisero buona
parte della loro esistenza. Antonio, comandante partigiano, morì
nell'ottobre del 1944 vittima di una pattuglia di tedeschi e il
fratello Armando, anche lui partigiano, non si rassegnò mai alla sua
perdita. Per tutta la vita Eda, testimone e custode della tragedia,
fu al suo fianco: prima durante la Resistenza quando con i Marzocchi
fecero parte di una squadra di "ribelli" che avevano scelto
di opporsi all'occupazione nazifascista, poi dopo la Liberazione
quando Armando diventò sindaco di Persiceto nella ricostruzione.
Eda
Bussolari del testo di Garuti è una donna spettatrice, vittima e
protagonista della guerra che si è combattuta nei nostri confini, ma
vicina per azioni e sentimenti alle donne libiche, indiane, somale,
afghane. La forza di Eda cresce attraverso le dure prove impostele
dal tempo, fino a farsi donna nuova negli anni roventi del dopoguerra
e della ricostruzione. Eda ormai vecchia e sola, prende la penna e
un quaderno, e comincia a svolgere il gomitolo della sua storia: una
storia vera, da raccontare.
EDA,
UNA DONNA DEL ’900
monologo
di Maurizio Garuti
interpretato
da Daniela Poggi
regia
di Silvio Peroni.
9
e 14 febbraio a Finale Ligure e Ventimiglia
Una
cronaca della storia di molti, un viaggio nella quotidianità di chi
è alle prese con la malattia di un proprio caro. Veri e propri
drammi come il Parkinson o l’Alzheimer, situazioni difficili che
possono portare a scelte egoistiche, all’allontanamento di chi ci
ha dedicato una vita, oppure a una grande scelta d’amore, il
riscoprirsi madri o padri dei nostri genitori. Domenica
10 febbraio Daniela Poggi, in occasione della Giornata Mondiale del
Malato,
mette in scena sul palco del Teatro
Cardinal Massaia di Torino,
il monologo Io
Madre di Mia Madre.
Da
una telefonata a una ninna nanna, un intreccio tra passato e
presente, fatto di ricordi nitidi e frammenti di una memoria
vacillante, raccontato in un testo scritto dalla stessa Poggi,
con la regia di Silvio
Peroni,
ispirato alle parole di Una
morte dolcissima di
Simone
de Beauvoir e
Mia
madre
e
la mia bambina
di Tahar
Ben Jelloun.
“Volevo
raccontare la storia di un amore, della dedizione verso una madre”,
spiega Daniela
Poggi,
“partendo
da due grandi autori nei quali ho ritrovato la mia storia, la mia
vita di Madre di mia Madre”.
Uno spettacolo suggestivo fatto anche di note emozionanti. “Con
me sul palcoscenico due straordinari musicisti”, continua
l’attrice,
“Giovanna Famulari e Massimo De Lorenzi che trasformano la musica
in protagonista. Grazie a un violoncello, un pianoforte, una chitarra
troviamo gli spartiti di Bach, Puccini, Vivaldi, Debussy e Caccini”.
Sul
palco del Teatro Cardinal Massaia prende vita, dunque, un recital
profondo, un’imperdibile occasione di emozionarsi e riflettere. Un
monito al pacifico egoismo di chi dimentica che le persone anziane o
malate, abbandonate negli ospizi e negli ospedali sono le stesse che
ci hanno generato, accuditi e protetti, ma soprattutto un inno alla
vita e all’amore di una figlia per la madre. “Negli
ultimi anni, quando mi è possibile, cerco di affrontare il mio
lavoro, soprattutto quello teatrale, con un forte senso di
responsabilità nei confronti delle tematiche sociali”,
conclude Daniela
Poggi,
“in
questo caso il mondo degli anziani che si confrontano con lo
sconvolgimento della mente e la società dei figli che spesso
dimentica che quegli anziani sono coloro che ci hanno dato la vita.
Vite a volte abbandonate al loro destino chiuse in ricoveri, a volte
sopportate come un peso dentro casa, a volte però amate senza misura
diventando loro stesse figlie dei loro figli”.
Il
monologo fa parte di una trilogia che comprende anche i recital
L’amore
impaziente
(28 marzo a Teatro Ghione, Roma), dedicato al sentimento amoroso tra
ricerca spirituale e religiosa, e Eda,
Una Donna del ‘900
(9 e 14 febbraio a Finale Ligure e Ventimiglia), ispirato alla vita
della staffetta partigiana Eda Bussolari.
L’amore
impaziente -
testo vincitore de i Teatri del sacro, dedicato alle intersezioni fra
il teatro e la ricerca spirituale e religiosa – scritto da Valeria
Moretti, si dipana
nei meandri del sentimento amoroso, scavando a fondo nell’intimità
della protagonista fino a far emergere un ritratto scarno,
essenziale, potentissimo della tensione verso l’altro, fino a
congiungere l’aspirazione al divino con il donarsi completamente
all’amato.
L’Amore
impaziente è l’amore di una donna nei confronti di un uomo, di una
mistica nei confronti del divino: un rimando speculare che si protrae
durante lo spettacolo senza mai svelarsi completamente. Sotto i
nostri occhi si dispiega, attraverso questo personaggio femminile, un
universo a sé, coinvolgente e impervio, fragile e duro, ossessivo e
malinconico.
Il
percorso mistico verso l’Amato non conosce né tregua né riposo, è
un amore impaziente, smisurato, esclusivo, ostinato che si dà senza
risparmio. Completamente aperto, visceralmente teso verso l’infinito.
È una precipitazione, una folgorazione questo andare verso l’Altro,
qualcosa che muovendo dalla totalità vuole addirittura superarla. Un
amore che varca la misura. Un amore che ha bisogno di “dirsi”, di
dichiararsi.
A
tratti si potrebbe accusare la protagonista di visionarietà, di
follia, di masochismo. Ma non è forse un po’ visionario, talvolta
folle e masochista chi ama senza riserve?
C’è
un corpo pieno e un corpo vuoto. Il primo rifiuta il cibo e sceglie
la macerazione, il secondo aspira all’unione totale, alla
congiunzione, all’Amore che illumina.
Immaginiamo
una donna, senza soffermarsi sull’oggetto del suo amore;
immaginiamola semplicemente e lasciamoci trasportare dal flusso delle
sue parole perennemente sospeso tra realtà ed immaginazione, tra
sogno e veglia, tra illusione e disillusione, tra luci e ombre..
Una
donna, nel chiuso della sua stanza assapora e testimonia il piacere
della ribellione, l’infinitezza del desiderio, la voluttà del
sacrificio, il colore della solitudine, intenta a inventariare i
propri pensieri e i propri oggetti come se dovesse partire o come se
dovesse abbandonare qualcosa…
L’oniricità
che percorre il lavoro è spontaneamente affluita, certo suggerita
dall’argomento che non prescinde da una ricca documentazione su
monachesimo e santità femminile.
Il
viaggio della protagonista non si arresta, infatti, alla morte, ma la
ingloba e la oltrepassa. Per congiungersi all’Amato è chiamata a
varcare l’aldilà. Ma è proprio qui, alle soglie del mistero, che
tutto si riapre, tutto si discute, tutto si reinventa in un gioco
sottile e perturbante, dove l’incontro con l’Altro coincide
soprattutto con l’incontro con il proprio Desiderio.
In
filigrana, durante lo spettacolo, l'eco di una soffitta speciale:
quella descritta nei "Quaderni" da Simone Weil. Spazio che
segna una delle sue esperienze mistiche. Luogo di amore e di
conoscenza, di finitezza e di tensione verso l’Assoluto, dove si
esplorano gli abissi e le vette del cuore.
L’AMORE
IMPAZIENTE
di
Valeria Moretti
con
Daniela Poggi
regia
del bresciano Silvio Peroni.
28
marzo a Teatro Ghione, Roma
DANIELA
POGGI
Poliedrica
attrice di teatro, televisione e cinema.
Attualmente
si divide tra le tre donne dei suoi tre monologhi: Io
madre di mia madre
tratto da T.B.Jelloun, S. de Bauvoir, Eda,
una donna del ‘900 e
L’Amore impaziente - regia di Silvio Peroni. Nella stagione 2012/2012 recita in Tutto
per bene con e per la
regia di Gabriele Lavia. Tra i suoi ultimi lavori si ricordano Donne
informate sui fatti
(di Carlo Fruttero) - regia di Beppe Navello, Partire
monologo/lettura da Tahar Ben Jelloun - regia di G. Cauteruccio e Le
ultime sette parole di Cristo in croce
con il Quartetto di Cremona .
Esordisce
poco più che ventenne in teatro con Hai
mai provato nell'acqua calda
al fianco di Walter Chiari che fa da interprete e regista. Subito
dopo, con la regia di Garinei, recita con Gino Bramieri, per passare
poi ai testi impegnati e drammatici di Jules Pfeiffer, Conoscenza
carnale, e Arthur
Miller, Una specie di
storia d’amore e
L’ultimo yankee
(con cui partecipa al Festival di Spoleto). Interpreta L’angelo
azzurro a fianco di
Arnoldo Foà e ritorna al teatro brillante nell’Albergo
del libero scambio di
Feydeau, regia di Missiroli; con Il
martello del diavolo
di Binosi partecipa al Festival di Porto Venere diretto da Oreste
Valente. La vediamo poi nella commedia di Visniec
La storia degli orsi panda
… diretta da Leonetti. Dal 2000 al 2006 interpreta diversi ruoli di
donne impegnate nella storia: è in
Due eroi romantici di
Galli (1890, Brigida Zamboni), regia di Montagna, e La
sciarpa di Isadora (gli
ultimi giorni di Isadora Duncan) scritto e diretto da Galli; in
L’amico di tutti
di Slade, con la regia di Maccarinelli; in seguito è Medea di
Grillparzer per la regia di Arena e poi Tina Modotti (Perché
il fuoco non muore. La
vita agra di Tina Modotti di F. Niccolini), per la regia di Peroni.
Nel 2006 è interprete di Luna
pazza, testo e regia
di Aronica tratto da Pirandello, presentato al Festival di Gioia dei
Marsi diretto da Dacia Maraini.
Nel
cinema, dopo le prime commedie con Montesano, Pozzetto e Johnny
Dorelli (Speed Cross,
Prestami tua moglie, Mi faccio la barca, La gatta da pelare, Teste di
cuoio, Quando la coppia scoppia, I camionisti, I ragazzi del casco),
girate da Steno, Pasquale Festa Campanile, Luciano Salce, Giorgio
Capitani e altri, ha interpretato molti ruoli drammatici in film come
La cena
di Ettore Scola (1998) o Un
caso di incoscienza di
Emidio Greco (1985). Ha lavorato anche con importanti autori
stranieri come Claude Chabrol (“Doctor
M”, 1989) e Hector
Babenco (“Venice
project”, 1999).
Recentemente
ha lavorato nei film La
memoria divisa di
Bonicelli, Notte prima
degli esami di Brizzi,
Il passato
è terra straniera di
Daniele Vicari e L'ultima
estate con la regia di
Eleonora Giorgi.
In
televisione è stata interprete di molti serial di successo, da I
ragazzi di celluloide
a Voglia di volare,
da Una donna per amico
a Incantesimo.
Negli ultimi anni ha recitato in Paolo
di Tarso, Le 5 giornate di Milano, Una notte con Zeus, Il Maresciallo
Rocca, Capri, Capri 2, Nebbie e delitti, Mio figlio: altre storie per
il commissario Vivaldi.
Per quattro anni è stata la conduttrice di “Chi
l’ha visto?”.
Daniela
Poggi è anche autrice di due corti, uno presentato al Festival di
Venezia intitolato Viaggio
d’amore, l’altro
girato in Mozambico, Non
si paga Social Theatre.
Nel
2001 Daniela Poggi è stata nominata "Goodwill Ambassador"
dell'UNICEF-Italia per sensibilizzare e coinvolgere
l'opinione pubblica sui problemi dell'infanzia, testimoniando e
promuovendo con il suo impegno nel mondo della cultura e dello
spettacolo la solidarietà e il sostegno alle iniziative dell'UNICEF.
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