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giovedì 7 febbraio 2013

Teatro, Daniela Poggi a Fattitaliani: "Le donne che interpreto combattono per la verità". L'intervista


Tanti e variegati gli impegni teatrali di Daniela Poggi: dopo lo spettacolo Tutto per bene di Pirandello con la regia di Gabriele Lavia, dove ha interpretato la Barbetti, uno dei personaggi chiave della commedia pirandelliana, il 28 gennaio è ripartita la sua tournèe di tre monologhi, a cui lavora già da un anno, incentrati sul rapporto donne e amore, donne e fede, donne e politica. Il 9 e 14 febbraio a Finale Ligure e Ventimiglia andrà in scena con Eda, una donna del 900; il 10 febbraio sarà a Torino con Io madre di mia madre e il 28 marzo al Teatro Ghione di Roma con L’amore impaziente. Fattitaliani l'ha intervistata.

Per un'attrice - a livello di prova professionale ed emotiva - che cosa significa "rappresentare in scena un monologo"?
Il monologo è molto più complesso in quanto sei solo, non hai interlocutori diretti, metti in gioco tutta te stessa, la tua concentrazione, le tue emozioni. Sei tu e il pubblico che non può distrarsi guardando altri, solo te.  Non puoi affidarti ad una battuta del collega per la memoria, devi ricordare tutto perfettamente. E' una sfida importante che ti fa crescere e ti mette di fronte alle tue forze ed ai tuoi limiti.

Partiamo da Eda: in che cosa il personaggio è una donna del 2000?
Eda è una donna senza tempo: la sua determinazione, la sua capacità di amare, la sua femminilità, ironia e profondità. Eda lotta  per la libertà, per la democrazia per i diritti di tutti contro la dittatura, contro i soprusi e le ingiustizie. Il mondo è pieno di donne che come Eda lottano tutti i giorni per gli stessi  motivi.

In riferimento a "Io madre di mia madre", pensa che l'umanità oggi cerchi di rimuovere l'esperienza del dolore o di sottovalutarla o mettterla in un angolo?
La gente ha paura di soffrire, ha paura di esprimere la propria sofferenza e ha paura di chi soffre. Tutti tendono a rimuovere la sofferenza, c'è tanta cecità e sordità. Accogliere il dolore altrui è destabilizzante, devi esserne capace.

Quale elemento l'ha particolarmente convinta nel testo di Valeria Moretti "L'amore impaziente"? nella messa in scena con quale particolare tensione ha cercato di riprodurlo?
Tutto il testo della Moretti è molto intenso, poetico e doloroso. Il dialogo interiore come una voce/pensiero mi porta a perdermi e vivere solo le emozione del personaggio. Sono credente e spesso io stessa mi ritrovo ad alzare le mani a Lui e provare la Sua lontananza. Ogni parola è vera, diretta e non mediata da finzione. E' un testo che amo profondamente.

Fra i monologhi e la donna pirandelliana di "Tutto per bene" potrebbe emergere un quadro unitario della donna o quanto meno con esperienze e caratteristiche affini fra i diversi personaggi? Ogni donna ha in sé mille sfaccettature. La donna è circolare, piena e in continua ricerca. Le mie donne sono ognuna diversa dall'altra ma tutte hanno la forza dell'amore che determina la loro vita. Sono donne vere che combattono per la verità. Giovanni Zambito.
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LA STORIA DI EDA BUSSOLARI

Una donna in mezzo alla tragedia della guerra, una storia persa nel tempo, ma oggi più che mai attuale, il suo coraggio e il suo amore che continuano nonostante gli abissi della follia umana. Daniela Poggi porta in scena al Teatro Ghione di Roma il 28 e 29 gennaio, Eda, una donna del ‘900, una vicenda vera, fatta di sentimenti e ricordi, tra gioie e sofferenze, raccontata ripercorrendo il vissuto della staffetta partigiana Eda Bussolari e, attraverso i suoi occhi, le vite dei gemelli Antonio e Armando Marzocchi, tre esistenze intrecciate nel desiderio di una vita normale e nella speranza di una realtà migliore.

Daniela Poggi racconta la vita di Eda, su un testo di Maurizio Garuti, la guerra e la storia dei fratelli Marzocchi, che con Eda divisero buona parte della loro esistenza. Antonio, comandante partigiano, morì nell'ottobre del 1944 vittima di una pattuglia di tedeschi e il fratello Armando, anche lui partigiano, non si rassegnò mai alla sua perdita. Per tutta la vita Eda, testimone e custode della tragedia, fu al suo fianco: prima durante la Resistenza quando con i Marzocchi fecero parte di una squadra di "ribelli" che avevano scelto di opporsi all'occupazione nazifascista, poi dopo la Liberazione quando Armando diventò sindaco di Persiceto nella ricostruzione.

Eda Bussolari del testo di Garuti è una donna spettatrice, vittima e protagonista della guerra che si è combattuta nei nostri confini, ma vicina per azioni e sentimenti alle donne libiche, indiane, somale, afghane. La forza di Eda cresce attraverso le dure prove impostele dal tempo, fino a farsi donna nuova negli anni roventi del dopoguerra e della ricostruzione. Eda ormai vecchia e sola, prende la penna e un quaderno, e comincia a svolgere il gomitolo della sua storia: una storia vera, da raccontare.

EDA, UNA DONNA DEL ’900
monologo di Maurizio Garuti
interpretato da Daniela Poggi
regia di Silvio Peroni.
9 e 14 febbraio a Finale Ligure e Ventimiglia

Io Madre di Mia Madre

Una cronaca della storia di molti, un viaggio nella quotidianità di chi è alle prese con la malattia di un proprio caro. Veri e propri drammi come il Parkinson o l’Alzheimer, situazioni difficili che possono portare a scelte egoistiche, all’allontanamento di chi ci ha dedicato una vita, oppure a una grande scelta d’amore, il riscoprirsi madri o padri dei nostri genitori. Domenica 10 febbraio Daniela Poggi, in occasione della Giornata Mondiale del Malato, mette in scena sul palco del Teatro Cardinal Massaia di Torino, il monologo Io Madre di Mia Madre.
Da una telefonata a una ninna nanna, un intreccio tra passato e presente, fatto di ricordi nitidi e frammenti di una memoria vacillante, raccontato in un testo scritto dalla stessa Poggi, con la regia di Silvio Peroni, ispirato alle parole di Una morte dolcissima di Simone de Beauvoir e Mia madre e la mia bambina di Tahar Ben Jelloun. “Volevo raccontare la storia di un amore, della dedizione verso una madre”, spiega Daniela Poggi, “partendo da due grandi autori nei quali ho ritrovato la mia storia, la mia vita di Madre di mia Madre”. Uno spettacolo suggestivo fatto anche di note emozionanti. “Con me sul palcoscenico due straordinari musicisti”, continua l’attrice, “Giovanna Famulari e Massimo De Lorenzi che trasformano la musica in protagonista. Grazie a un violoncello, un pianoforte, una chitarra troviamo gli spartiti di Bach, Puccini, Vivaldi, Debussy e Caccini”.
Sul palco del Teatro Cardinal Massaia prende vita, dunque, un recital profondo, un’imperdibile occasione di emozionarsi e riflettere. Un monito al pacifico egoismo di chi dimentica che le persone anziane o malate, abbandonate negli ospizi e negli ospedali sono le stesse che ci hanno generato, accuditi e protetti, ma soprattutto un inno alla vita e all’amore di una figlia per la madre. “Negli ultimi anni, quando mi è possibile, cerco di affrontare il mio lavoro, soprattutto quello teatrale, con un forte senso di responsabilità nei confronti delle tematiche sociali”, conclude Daniela Poggi, “in questo caso il mondo degli anziani che si confrontano con lo sconvolgimento della mente e la società dei figli che spesso dimentica che quegli anziani sono coloro che ci hanno dato la vita. Vite a volte abbandonate al loro destino chiuse in ricoveri, a volte sopportate come un peso dentro casa, a volte però amate senza misura diventando loro stesse figlie dei loro figli”.
Il monologo fa parte di una trilogia che comprende anche i recital L’amore impaziente (28 marzo a Teatro Ghione, Roma), dedicato al sentimento amoroso tra ricerca spirituale e religiosa, e Eda, Una Donna del ‘900 (9 e 14 febbraio a Finale Ligure e Ventimiglia), ispirato alla vita della staffetta partigiana Eda Bussolari.

L’amore impaziente

L’amore impaziente - testo vincitore de i Teatri del sacro, dedicato alle intersezioni fra il teatro e la ricerca spirituale e religiosa – scritto da Valeria Moretti, si dipana nei meandri del sentimento amoroso, scavando a fondo nell’intimità della protagonista fino a far emergere un ritratto scarno, essenziale, potentissimo della tensione verso l’altro, fino a congiungere l’aspirazione al divino con il donarsi completamente all’amato.
L’Amore impaziente è l’amore di una donna nei confronti di un uomo, di una mistica nei confronti del divino: un rimando speculare che si protrae durante lo spettacolo senza mai svelarsi completamente. Sotto i nostri occhi si dispiega, attraverso questo personaggio femminile, un universo a sé, coinvolgente e impervio, fragile e duro, ossessivo e malinconico.
Il percorso mistico verso l’Amato non conosce né tregua né riposo, è un amore impaziente, smisurato, esclusivo, ostinato che si dà senza risparmio. Completamente aperto, visceralmente teso verso l’infinito. È una precipitazione, una folgorazione questo andare verso l’Altro, qualcosa che muovendo dalla totalità vuole addirittura superarla. Un amore che varca la misura. Un amore che ha bisogno di “dirsi”, di dichiararsi.
A tratti si potrebbe accusare la protagonista di visionarietà, di follia, di masochismo. Ma non è forse un po’ visionario, talvolta folle e masochista chi ama senza riserve?
C’è un corpo pieno e un corpo vuoto. Il primo rifiuta il cibo e sceglie la macerazione, il secondo aspira all’unione totale, alla congiunzione, all’Amore che illumina.
Immaginiamo una donna, senza soffermarsi sull’oggetto del suo amore; immaginiamola semplicemente e lasciamoci trasportare dal flusso delle sue parole perennemente sospeso tra realtà ed immaginazione, tra sogno e veglia, tra illusione e disillusione, tra luci e ombre..
Una donna, nel chiuso della sua stanza assapora e testimonia il piacere della ribellione, l’infinitezza del desiderio, la voluttà del sacrificio, il colore della solitudine, intenta a inventariare i propri pensieri e i propri oggetti come se dovesse partire o come se dovesse abbandonare qualcosa…
L’oniricità che percorre il lavoro è spontaneamente affluita, certo suggerita dall’argomento che non prescinde da una ricca documentazione su monachesimo e santità femminile.
Il viaggio della protagonista non si arresta, infatti, alla morte, ma la ingloba e la oltrepassa. Per congiungersi all’Amato è chiamata a varcare l’aldilà. Ma è proprio qui, alle soglie del mistero, che tutto si riapre, tutto si discute, tutto si reinventa in un gioco sottile e perturbante, dove l’incontro con l’Altro coincide soprattutto con l’incontro con il proprio Desiderio.
In filigrana, durante lo spettacolo, l'eco di una soffitta speciale: quella descritta nei "Quaderni" da Simone Weil. Spazio che segna una delle sue esperienze mistiche. Luogo di amore e di conoscenza, di finitezza e di tensione verso l’Assoluto, dove si esplorano gli abissi e le vette del cuore.
L’AMORE IMPAZIENTE
di Valeria Moretti
con Daniela Poggi
regia del bresciano Silvio Peroni.

28 marzo a Teatro Ghione, Roma

DANIELA POGGI

Poliedrica attrice di teatro, televisione e cinema.
Attualmente si divide tra le tre donne dei suoi tre monologhi: Io madre di mia madre tratto da T.B.Jelloun, S. de Bauvoir, Eda, una donna del ‘900 e L’Amore impaziente - regia di Silvio Peroni. Nella stagione 2012/2012 recita in Tutto per bene con e per la regia di Gabriele Lavia. Tra i suoi ultimi lavori si ricordano Donne informate sui fatti (di Carlo Fruttero) - regia di Beppe Navello, Partire monologo/lettura da Tahar Ben Jelloun - regia di G. Cauteruccio e Le ultime sette parole di Cristo in croce con il Quartetto di Cremona .
Esordisce poco più che ventenne in teatro con Hai mai provato nell'acqua calda al fianco di Walter Chiari che fa da interprete e regista. Subito dopo, con la regia di Garinei, recita con Gino Bramieri, per passare poi ai testi impegnati e drammatici di Jules Pfeiffer, Conoscenza carnale, e Arthur Miller, Una specie di storia d’amore e L’ultimo yankee (con cui partecipa al Festival di Spoleto). Interpreta L’angelo azzurro a fianco di Arnoldo Foà e ritorna al teatro brillante nell’Albergo del libero scambio di Feydeau, regia di Missiroli; con Il martello del diavolo di Binosi partecipa al Festival di Porto Venere diretto da Oreste Valente. La vediamo poi nella commedia di Visniec La storia degli orsi panda … diretta da Leonetti. Dal 2000 al 2006 interpreta diversi ruoli di donne impegnate nella storia: è in Due eroi romantici di Galli (1890, Brigida Zamboni), regia di Montagna, e La sciarpa di Isadora (gli ultimi giorni di Isadora Duncan) scritto e diretto da Galli; in L’amico di tutti di Slade, con la regia di Maccarinelli; in seguito è Medea di Grillparzer per la regia di Arena e poi Tina Modotti (Perché il fuoco non muore. La vita agra di Tina Modotti di F. Niccolini), per la regia di Peroni. Nel 2006 è interprete di Luna pazza, testo e regia di Aronica tratto da Pirandello, presentato al Festival di Gioia dei Marsi diretto da Dacia Maraini.
Nel cinema, dopo le prime commedie con Montesano, Pozzetto e Johnny Dorelli (Speed Cross, Prestami tua moglie, Mi faccio la barca, La gatta da pelare, Teste di cuoio, Quando la coppia scoppia, I camionisti, I ragazzi del casco), girate da Steno, Pasquale Festa Campanile, Luciano Salce, Giorgio Capitani e altri, ha interpretato molti ruoli drammatici in film come La cena di Ettore Scola (1998) o Un caso di incoscienza di Emidio Greco (1985). Ha lavorato anche con importanti autori stranieri come Claude Chabrol (“Doctor M”, 1989) e Hector Babenco (“Venice project”, 1999).
Recentemente ha lavorato nei film La memoria divisa di Bonicelli, Notte prima degli esami di Brizzi, Il passato è terra straniera di Daniele Vicari e L'ultima estate con la regia di Eleonora Giorgi.
In televisione è stata interprete di molti serial di successo, da I ragazzi di celluloide a Voglia di volare, da Una donna per amico a Incantesimo. Negli ultimi anni ha recitato in Paolo di Tarso, Le 5 giornate di Milano, Una notte con Zeus, Il Maresciallo Rocca, Capri, Capri 2, Nebbie e delitti, Mio figlio: altre storie per il commissario Vivaldi. Per quattro anni è stata la conduttrice di “Chi l’ha visto?”.
Daniela Poggi è anche autrice di due corti, uno presentato al Festival di Venezia intitolato Viaggio d’amore, l’altro girato in Mozambico, Non si paga Social Theatre.
Nel 2001 Daniela Poggi è stata nominata "Goodwill Ambassador" dell'UNICEF-Italia per sensibilizzare e coinvolgere l'opinione pubblica sui problemi dell'infanzia, testimoniando e promuovendo con il suo impegno nel mondo della cultura e dello spettacolo la solidarietà e il sostegno alle iniziative dell'UNICEF.

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