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giovedì 30 gennaio 2014

"Arredo casa e poi m'impicco" di Massimiliano Virgilio. L'intervista di Fattitaliani: nel personaggio la mia voglia di stabilità

Nessuno lo ammetterebbe ma noi italiani, prima o poi, siamo tutti preda di un istinto vitale e irrefrenabile, l’inclinazione all’immobile. Non importa se ti sei ripromesso di girare il mondo, di fuggire lontano dalla routine rassicurante dei genitori, se ti mancano i soldi per seguire le loro orme. Quasi senza accorgertene, passati i trent’anni potresti ritrovarti nei panni di Michele, il protagonista di questo romanzo: un mutuo ventennale sul groppone, mobili dai nomi impronunciabili stipati in un condominio della periferia napoletana, e la Maradona delle pulizie che ti rivolta la casa. Per Michele è stato impossibile resistere al richiamo della stabilità. Eppure, proprio allora la sua vita si capovolge di nuovo, complici due incontri. Un produttore americano, passato con disinvoltura dal porno a un film su Padre Pio, vuole lui – agnostico convinto – come sceneggiatore. E una ballerina, bellissima e agguerrita, se ne innamora, nonostante il caratteraccio e i tic da maschio meridionale.
Con lei Michele riesce a placare le sue inquietudini, con lei può “fregarsene di tutto ciò che accade oltre il perimetro del letto: del presente e del futuro, dei mobili, della prossima rata del mutuo e delle macchie di muffa”. Ma se il destino ci riserva sempre nuovi colpi di scena, come Michele non impareremo mai a farci trovare pronti. E in fondo sappiamo che comprare casa è soltanto il tentativo di appagare una preziosa e naturale aspirazione, quella di regolare il disordine delle nostre vite. Stiamo parlando di "Arredo casa e poi m'impicco", l'ultimo libro di Massimiliano Virgilio edito da Rizzoli (pagg. 294, € 17,00), che il 30 gennaio alle 18 sarà presentato alla Feltrinelli di Napoli. Fattitaliani lo ha intervistato.
Quanto di te stesso e dei tuoi amici e conoscenti c'è nelle aspirazioni di Michele e del suo bisogno di stabilità?
Ogni età ha i suoi problemi. Ogni generazione ha le sue traversie, i suoi affanni. Certo che avere tra i trenta e i quarant'anni in questo momento in Italia è davvero complicato. Non che per le generazioni che ci hanno preceduto non lo sia stato. Solo che ieri lo era per dei motivi (la fame, la guerra) oggi per altri (il lavoro, la precarietà). E i motivi di oggi ci inducono a pensare che la stabilità, che solo vent'anni fa molti miei coetanei avrebbero considerato insulsa e piccolo borghese, oggi è vista come un orizzonte auspicabile, anzi, l'unico veramente possibile. Nel mio romanzo, Michele attraversa un mondo del genere, respira l'aria che respira ogni giorno la gran parte di quelli della sua generazione, ma sa anche che avere la stabilità come unico orizzonte non è granché. In questo, c'è molto, moltissimo di me stesso e delle persone che conosco.

A proposito, tu hai comprato casa? se sì, come l'hai arredata? quanto ci hai investito a livello di tempo e di coinvolgimento emotivo?
Noi italiani siamo probabilmente l'unico popolo di un paese sviluppato a vivere con così tanta intensità e trasporto l'esperienza del possedere una casa. Siamo un popolo di proprietari di casa e se non lo siamo davvero tutti - perché c'è tanta gente che la casa non ce l'ha - siamo però tutti attratti dall'idea di diventarlo. Esistono diverse ragioni economiche, sociali e culturali perché è andata così. Il fatto che il destino di un governo dipenda dall'esistenza di una tassa sulla casa o meno la dice lunga sull'importanza che ognuno di noi attribuisce alla casa. La verità è che “le cose” di ogni giorno torneranno ad occupare un ruolo sempre più grande nella vita di tutti noi. Più la crisi lascerà le persone e i loro diritti indietro, più cibo e riparo diverranno gli argomenti che ci coinvolgeranno a livello emotivo.

Michele ha modo e occasione di cambiare e crescere nel corso della narrazione? in che maniera? Michele riesce, grazie al suo umorismo dissacratorio, a prendere coscienza dell'inutilità di tutto questo. O meglio, il suo corpo ne prenderà coscienza. Ma non anticipiamo nulla, per non togliere il gusto della lettura a chi vorrà.
Attorno a lui che Napoli possiamo (intra)vedere?
Napoli è quasi sempre presente in ciò che scrivo. Qui è ambientata tutta la storia di Michele e dei suoi amici. Eppure non credo che si configuri mai come personaggio autonomo, non sono rintracciabili tra le pagine del romanzo i segni di una città sempre eccezionale, nel bene e nel male, come si tende generalmente a dipingerla. Mi piace pensare che Napoli sia lo sfondo vivo, ma non inerte, di un romanzo che parla delle inquietudini contemporanee.
 
Immagino che la vostra tipica ironia faccia da filo conduttore... o no?
I miei riferimenti umoristici sono quelli della commedia all'italiana, del miglior Totò, del miglior Sordi e del racconto feroce e sociale dell'Italia raccontata nei film di Mario Monicelli. Da un punto di vista letterario, mi hanno molto influenzato gli scrittori americani o inglesi di origini ebraica. Howard Jacobson, Philip Roth. In genera, è molto difficile che un libro di racconti scritto da un ebreo americano non mi piaccia.
Personalmente hai la tendenza a mettere radici o a distaccarti dalle cose?
Personalmente ho la tendenza a voler sempre ritornare nei luoghi in cui sono stato. Prima di tornarci, però, che sia un luogo fisico o meno, ho bisogno di distaccarmene sempre un po', prendere il volo, andare via lontano e poi tornare. Il rapporto con la città in cui vivo, Napoli, riflette esattamente questo stato di cose. Ho intenzione di restarci, perché quasi tutta la mia vita è qui, ma spesso sento il bisogno di andarmene, di allontanarmi. Solo in questo perenne movimento, in questo perenne confronto e, anzi, direi conflitto, sento di riuscire a mettere per davvero le radici in un luogo.

Per il tuo lavoro di scrittura hai un posto, un angolo fisico che ti fa concentrare e lavorare bene?
Ho bisogno davvero di poco. Una semplice scrivania. Una lampada che sappia ben illuminare. Una finestra e una strada poco rumorosa. Giovanni Zambito.



Giovedì 30 gennaio ore 18
La Feltrinelli Napoli - via S. Caterina a Chiaia, 23 (ang. piazza dei Martiri - Napoli)
Presentazione del nuovo romanzo (Rizzoli) di Massimiliano Virgilio
Interviene Maurizio Braucci

MASSIMILIANO VIRGILIO è nato nel 1979 a Napoli. Ha pubblicato Più male che altro (Rizzoli 2008), Porno ogni giorno (Laterza 2009) e ha curato l’antologia Scrittori Fantasma (Elliot 2013). Collabora, tra gli altri giornali, con “Il Mattino”. Scrive per il cinema e il teatro, è redattore e una delle voci della trasmissione Zazà su Rai Radio3.

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