I Musical Award 2013 la cui cerimonia di premiazione si è svolta al Teatro Manzoni di Milano ha consacrato con il Premio Etta Limiti Loretta Goggi come migliore attrice di "Gypsy". Ecco l'intervista che Fattitaliani aveva fatto al regista Stefano Genovese alla vigilia del debutto dello spettacolo.
La realizzazione di "Gypsy il musical" rappresenta un particolare punto di arrivo (e di ri-partenza) per la sua carriera?
La realizzazione di "Gypsy il musical" rappresenta un particolare punto di arrivo (e di ri-partenza) per la sua carriera?
Se intende per la mia di carriera, Gypsy è sicuramente è
una bella prova senza per questo essere un punto di arrivo. E' una
prova il testo, molto difficile da mettere in scena visti anche gli
illustri ed altisonanti precedenti in 60 anni di Broadway. Ed è una
prova il dirigere la sig.ra Goggi, una grande e poliedrica artista, come
è necessario che sia per un ruolo di tale portata.
Sicuramente
nella messa in scena del testo in tutte le sue sfumature e forme di
espressione. Questo spettacolo, come altri che ho già messo in scena, è
un musical dove la parte di prosa è fondamentale e le canzoni, tante e
bellissime, sono totalmente al servizio del racconto. Come nella
tradizione del musical theatre anglosassone, le canzoni ci dicono cosa
succede e ci svelano i personaggi nella loro complessità e non sono un
mero momento di intrattenimento, di spettacolo fine a se stesso. Un
equivoco che succede ancora troppo spesso in alcuni musical italiani
dove, quando parte la canzone, si lascia da parte la vicenda, il
personaggio, la situazione e ci si concentra sul "numero" al limite del
virtuosismo fine a se stesso.
In che cosa Loretta Goggi calza a pennello per il ruolo di Rose?
Calza
a pennello il fatto che Loretta sia una bravissima attrice. Loretta non
è Rose, per fortuna. Rose è un personaggio bizzarro, divertente,
coinvolgente ma è anche una figura nera, una madre in bilico tra
un'egoismo smisurato e la pazzia di un treno che travolge tutti, a
partire dalle proprie figlie. Loretta ha l'energia giusta, la bravura
necessaria e quella dose di sana follia che serve per calarsi in un
personaggio così bello ed estremo. Una grande prova d'attrice che si può
affrontare solo con la giusta maturità artistica e personale.
Qual è l'aspetto più difficile nel coordinare coreografie, scene, canzoni, talento della protagonista e degli altri attori?
La parte più difficile è appunto coordinare il tutto.
Ogni aspetto ha una propria dimensione e funzione, richiede una
specifica professionalità ed esige un lavoro approfondito. Ma tutto deve
essere funzionale al racconto e niente fine a se stesso. Non ha senso
un'entusiasmante coreografia se non è plausibile per il personaggio che
la fa. O un costume particolarmente ricco e ricercato se siamo tra i
senzatetto. A meno che non ci sia un'intuizione o una chiave registica
che la giustifichi come metafora o in una poetica particolare. Sempre
a patto che sia chiara e fruibile.
Non ci sono limiti alla fantasia in teatro, dove tutto è
evocazione. Ma non bisogna dimenticarsi che il teatro è fatto per un
pubblico e se quello che si mette in scena lo capisce solo il
regista...allora c'è qualcosa che non va.
Lo spettacolo può essere considerato un esempio di metateatro
come Shakespeare o il nostro Pirandello: una caratteristica così
particolare rende più facile o difficile l'opera di un regista?
Alla
luce di quanto ho detto, lo spettacolo nello spettacolo sicuramente
aiuta la "spettacolarizzazione" della messa in scena. I numeri che la
compagnia di Rose mette in scena sono di puro Vaudville e aiutano Gypsy
ad essere uno spettacolo divertente ed ironico. In quei numeri ci
sbizzarriamo ad ogni livello: scene, costumi, coreografie, numeri comici
e surreali. Giovanni Zambito.
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