«Le
grandi realizzazioni spesso sono precedute da grandi sogni»,
scriveva così padre Francesco Vaccarello a cinquant’anni dalla sua
vocazione missionaria. Nato ad Aragona il 19 ottobre del 1931 e
battezzato nello stesso anno nella chiesa Madre dedicata a Santa
Maria dei Tre Re, si è spento a 83 anni, il 14 gennaio u.s., in
quella che era diventata la sua terra, dichiarava: «sono italiano di
nascita e con il cuore peruviano».
Tornava
periodicamente ad Aragona, -piccolo paese collinare in provincia di
Agrigento-, patria di un bel manipolo di sacerdoti salesiani, decano
dei quali ancora vivente è il novantenne p. Giuseppe Zammuto. Ma non
possiamo né vogliamo dimenticare il chierico Carmelino Castellana,
Lino Lana per gli amici, morto in fama di santità, ricordato ancora
con tanta tenerezza da Sebastiano Tinè, fratello coadiutore: «ero
entrato da adulto nella famiglia salesiana ed ebbi qualche momento di
delusione e scoraggiamento, mi aspettavo mi facessero studiare, ma i
miei superiori non lo ritennero opportuno, mi allontanai per una
riflessione, Carmelino mi venne in sogno, mi incoraggiò ad andare
avanti, ed eccomi coadiutore da molti anni».
Aragona,
grazie alle tenaci insistenze di don Vincenzo Gandolfo ebbe nella
prima metà del Novecento, ma solo per pochi anni, la presenza dei
figli di don Bosco: don Gandolfo era convinto della bontà della
missione salesiana, e riteneva che l’attività oratoriana fosse
necessaria per la formazione delle giovani generazioni. Rimane ad
Aragona quale segno dell’attaccamento ai salesiani la chiesetta di
campagna dedicata a don Bosco in contrada Serre, la statua di Maria
Ausiliatrice della chiesa della Provvidenza e i simulacri di don
Bosco e san Domenico Savio nella chiesa della Mercede; un altro
segno, e non indifferente, è quello costituito da un nutrito gruppo
di ragazzi ormai adulti formatisi umanamente e intellettualmente
nella casa salesiana di Pedara.
P.
Francesco tornava periodicamente nel paese delle zolfare e portava
sempre quel sorriso che lo contraddistingueva. P. Emanuele Concetto
Sallemi, che lo conobbe al noviziato di Modica-Alta negli anni
1946-1947, ricorda nitidamente il suo tratto gentile, la sua squisita
bontà, condita da dolcezza e comprensività, «era uno -dichiara il
religioso- che si voleva e sapeva far bene».
A 14
anni Francesco lesse la vita di San Francesco Saverio, avuta in
prestito dalla biblioteca parrocchiale del Rosario, fu quella lettura
che dissequestrò un sogno ardente, come fuoco incontenibile: essere
missionario e partire per terre lontane. Grazie al presidente
parrocchiale dell’Azione Cattolica venne ammesso a Pedara
nell’Aspirandato salesiano e dopo il Noviziato, appena sedicenne
era già chierico salesiano (16 agosto 1947). Caratterialmente
remissivo e conciliante scrisse ai suoi superiori perché
disponessero di lui laddove ci fosse più bisogno. Ancora chierico,
dopo tre anni di attesa dalla sua lettera, ricevette la risposta, e a
San Gregorio il crocefisso di missionario. Partì da Genova,
destinazione Perù, il 22 novembre del 1953. Occorsero 24 giorni di
navigazione perché approdasse a Lima. Fu ordinato sacerdote in Perù
nel 1957.
Le
sue esequie sono state celebrate nella basilica di Maria Ausiliatrice
in Breña, presiedute dall’Ispettore p. Santo Dal Ben che
nell’omelia ha voluto sottolineare quattro aspetti della
personalità di p. Francesco, anzitutto le sue qualità umane: bontà,
serenità, buon umore, capacità di comprendere e scusare tutti; il
grande amore per Cristo: ogni occasione era favorevole e quando ne
parlava vibrava di autentica passione per Lui; l’inquietudine
teologica e pastorale, p. Francesco non era un praticone approfondiva
costantemente le sue conoscenze e innovava la sua pratica pastorale
tenendo come bussola i documenti del concilio Vaticano II e quelli
dell’episcopato latino-americano; aveva scelto i poveri, a tal
punto di privarsi di ogni cosa affinché vedesse splendere il volto
di uno de suo bambini poveri, inoltre va messo in conto che spesso
levava la voce contro l’ingiustizia e mettendo in pericolo la sua
vita pur di difendere i diritti della persona.
La sua salma al termine
della liturgia Eucaristica è stata accompagnata e tumulata nel
cimitero di“El Ángel”.
Ad
Aragona è stato ricordato in Chiesa Madre nella celebrazione
eucaristica antimeridiana della II domenica del tempo ordinario (19
gennaio c.a.): con p. Giuseppe Veneziano che ha presieduto
l’Eucaristia hanno concelebrato p. Vincenzo Sena (che ricorda
ancora la capacità di p. Francesco di incoraggiare gli studenti
soprattutto sotto esami) e p. Emanuele Concetto Sallemi della
comunità dei Salesiani di Canicattì.
Chiudiamo
con due pensieri di p. Francesco, il primo ci dice la sua carica di
fede missionaria: «Maria de Nazareth nos enseña dos cosas… a
recibir a Jesús y a darlo» (Maria di Nazareth ci insegna due cose:
a ricevere Gesù e a farne dono); il secondo la sua finezza
pedagogica: «Hay que respetar la originalidad de los niños. Muchos
niños nacen originales y mueren copiones» (Bisogna rispettare
l’originalità dei bambini. Molti bambini nascono originali e
muoiono imitazione).
¡Hasta
luego, en el cielo p. Francisco!
Alfonso
Cacciatore
©
Riproduzione riservata
Nessun commento:
Posta un commento