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mercoledì 9 luglio 2014

Cinema, dal 10 luglio nelle sale "La madre". Fattitaliani intervista Giordano Petri: la fede, i classici e ... Carmen Maura

Un cast di grandi attori dà vita alla tormentata vicenda di un uomo diviso tra passione, fede e le morbose ossessioni materne: l’icona almodovariana Carmen Maura regala una inedita interpretazione nel ruolo della madre di Paolo, un giovane sacerdote in preda alle tentazioni della carne, interpretato da Stefano Dionisi. Nel cast anche Luigi Maria Burruano, Laura Baldi al suo esordio cinematografico e Giordano Petri che arriva dal cinema autoriale. La Madre, liberamente ispirato all’omonimo romanzo breve del premio Nobel Grazia Deledda è diretto da Angelo Maresca, al suo primo lungometraggio dopo una lunga carriera come attore in teatro, cinema e tv, prodotto da Flavia Parnasi per Combo Produzioni e distribuito da Microcinema. Nelle sale il 10 luglio. Fattitaliani ha intervistato Giordano Petri.
Ti piace il personaggio che interpreti? 
Sì, l’incontro che ho con il protagonista rappresenta la chiave di volta per la storia. Vado da don Paolo per confessarmi, dopo aver tradito mia moglie, e nel racconto dei miei errori, nei miei sensi di colpa rivede se stesso. Una sorta di specchio dell’anima su cui poter costruire un cammino di catarsi e di purificazione.
In che maniera ci sei entrato?
Questo film è tratto da un’opera di Grazia Deledda, che ambienta il suo racconto nella Sardegna dei primi del '900. Non conoscevo quest’opera, ma appena avuto il ruolo, ho letto il libro e l’ho trovato molto attuale per il rapporto tra i personaggi e il senso di oppressione che incute la religione. Le atmosfere e le suggestioni raccontate dalla scrittrice sono state uno stimolo per calarmi nel personaggio. Il film è fatto soprattutto di conflitti interiori e silenzi, sottolineati dalla fotografia cupa e scura nella casa della madre, luminosa e quasi metafisica per la chiesa, ambientata nel Palazzo della civiltà Italiana del quartiere Eur di Roma. Grande merito dunque anche al regista, Angelo Maresca, che ha creato già dalla scelta delle location le giuste atmosfere.
Che cosa suscita in don Paolo? tu lo assolveresti?
Don Paolo è un uomo che vive dei profondi conflitti interiori muovendosi tra fede e senso di colpa. Cerca di comprendere qual è l’amore puro, e nella sua quotidianità deve confrontarsi con una madre supercredente, morbosa, ossessiva. Tutta la sua umanità viene fuori nell’incontro con una donna. Non riesco a condannarlo in via definitiva ma neanche a dargli una piena assoluzione, opterei per una giusta penitenza!
Che rapporto hai con la fede? Tu hai fatto il percorso della formazione cristiana? che ricordo ne hai?
Provengo da una famiglia molto cattolica e ho fatto il “percorso classico” fino alla cresima. Quando sei piccolo vivi i sacramenti come una festa, come un momento di incontro con tutta la tua famiglia. Ho un rapporto con la fede molto intimo, prego e mi piace dedicare del tempo alla meditazione. Ma sono poco presente nei momenti “comandati”.

Hai potuto interagire con Carmen Maura: che persona è? che aria c'era sul set?
Beh l’emozione più grande è stato l’incontro con Carmen. Una donna eccezionale, uno sguardo che ti penetra e che ti leva il respiro. Ho visto tutti i suoi film e per me poterla incontrare, fare insieme le prime letture è stato molto formativo. Come una spugna ho ascoltato tutti i suoi suggerimenti! Abbiamo parlato molto e ho ancora vivo in me il momento del suo abbraccio alla fine del primo giorno di lettura in produzione. E’ proprio vero che per essere delle grandi artiste occorre prima essere delle grandi donne.

Il film è tratto dal romanzo di Grazia Deledda. Che rapporto hai con i classici della nostra letteratura? chi sono i tuoi preferiti?
Osservo con piacere che il rileggere un grande classico in età matura è un piacere straordinario: diverso rispetto a quando l’hai letto la prima volta. La lettura da ragazzi ha un sapore fresco, immediato, avvincente; mentre quando si è grandi, si apprezzano - o si dovrebbero apprezzare - molto di più i dettagli a cui magari non facevi neanche caso prima. Per questo ritengo che ci dovrebbe essere un tempo dedicato a rileggere i grandi classici che hanno segnato la gioventù. Se i libri sono rimasti gli stessi noi siamo certamente cambiati, e l'incontro è un avvenimento del tutto nuovo. Dunque, che si usi il verbo “leggere” o il verbo “rileggere” non ha molta importanza. Di un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta, forse più importante della prima lettura! Leggo di tutto, spaziando tra vari generi, drammatici, thriller, biografici etc. Ho una particolare predilezione per la letteratura classica francese, uno su tutti Marcel Proust e la sua Recherche che trovo a distanza di anni di un’attualità pazzesca sulla formazione e crescita umane. Ma non potrei fare a meno di avere in libreria “Il Piccolo Principe” di Saint-Exupery e ”Il gioco delle perle di vetro” di Herman Hesse… e potrei continuare!!! Giovanni Zambito.

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