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mercoledì 2 luglio 2014

Terrapromessa il documentario di Mario Leombruno e Luca Romano. L'intervista di Fattitaliani: Masseria del Pozzo è una location negata alla vita

In un recinto di lamiera quattrocento rom vivono al centro di un’area divenuta simbolo del disastro ambientale in Campania. Un campo provvisorio costruito dal Comune di Giugliano e costato circa 400mila euro. Tre centimetri di ghiaia e asfalto per separare un insediamento umano da terreni in cui negli anni è stata sversata ogni sorta di rifiuti, legali e illegali. Gli abitanti del campo hanno paura, temono per la salute dei propri figli, invocano l’aiuto delle istituzioni. Da trent’anni sono insediati nella provincia a nord di Napoli, eppure non c’è stato nel tempo alcun miglioramento nelle condizioni di vita, nell’acquisizione di diritti, nel riconoscimento della dignità. 
Una condizione che un rom descrive così: “Siamo l’ultima nazione sulla terra, lo so che la mia gente è povera, è messa male, ma siamo umani anche noi”. Un appello lanciato da una discarica a chi ha voluto che degli uomini vivessero tra i rifiuti e a chi indifferente lascia che questo crimine si compia. Dà voce a questa realtà il documentario Terrapromessa, che concorre all'Ischia Film Festival nella sezione "Location Negata": Fattitaliani ne ha intervistato i registi Mario Leombruno e Luca Romano.
Da che cosa nasce l'interesse sull'argomento?
L'interesse per le vicende della comunità rom di Masseria del Pozzo a Giugliano nasce semplicemente dall'aver appreso della loro storia. Quando si scopre che 500 persone vivono per decisione di un'istituzione pubblica quale è il comune, per altro retto da commissari prefettizi, all'interno di un'area compromessa da decenni di sversamenti di rifiuti legali e illegali, tra fumi di biogas venefico che appestano l'aria, si sente il dovere di intervenire, raccontare, denunciare. Stiamo parlando di una zona, l'Area Vasta di Giugliano, quella dove è stato collocato l'insediamento, che è famigerata per la speculazione camorristica sul ciclo dell'immondizia. Per il commissario governativo alle bonifiche risulta gravemente compromessa, difficilmente bonificabile, e grida vendetta la decisione di costruire un insediamento umano proprio nel centro. Con questo documentario abbiamo provato a portare alla luce questa vicenda, investendo le istituzioni, ad ogni livello, della responsabilità per quello che ci pare in tutta evidenza una scelta criminale. "Terra promessa" è stato uno dei materiali che ha costituito il dossier che un gruppo di lavoro nato attorno al Festival del Cinema dei diritti Umani di Napoli ha presentato alla Commissione Diritti Umani del Senato della Repubblica. Dopo un'audizione in Commissione in cui è stato ascoltato anche un rapppresentante della comunità rom di Masseria del Pozzo, una delegazione della Commissione è venuta a fare un sopralluogo al campo: tante dichiarazioni di sdegno, incredulità e scandalo, a cui è seguita la promessa di trovare in tempi brevissimi una soluzione alternativa. Era l'inizio marzo, sono passati oltre 4 mesi e di quelle soluzioni non c'è traccia.

Qual è il mio grande e negativo cliché che si ha sui rom?
Rom trattati da rifiuti e "depositati" in una discarica, forse non c'è un'azione che più di questa possa simboleggiare la discriminazione di cui sono oggetto gli appartenenti a questa popolazione. I pregiudizi che rendono questo tipo di decisione "accettabile" sono atavici, si sostiene che siano nomadi, che scelgano liberamente di vivere in condizioni così precarie, che siano antisociali, qualcuno sostiene persino ancora che rubino i bambini. Non c'è nulla di più falso: i rom non sono nomadi, la comunità cui fa riferimento il documentario vive a Giugliano da più di 30 anni; (sono profughi della guerra bosniaca, vivrebbero volentieri in abitazioni (provano con difficoltà a prenderne in affitto, ma subiscono la resistenza dei proprietari), non rubano bambini (non c'è un solo caso accertato di questo fenomeno), e la chiusura all'esterno è spesso determinata dalla paura. Per quanto riguarda la presunta asocialità poi: come si potrebbe pretendere il rispetto dei doveri se viene negato qualsiasi diritto?


La sezione in cui il documentario concorre all'IFF "Location negata" sembra proprio azzeccata... 
Masseria del Pozzo è una location negata alla vita, è un luogo di malattia, di sofferenza, eppure abbiamo potuto riscontrare un grande spirito di resistenza: la voglia degli adulti di affrancarsi, il desiderio dei bambini ad andare a scuola, ma anche l'ospitalità, la generosità, il tentativo di aprire un dialogo e di essere riconosciuti, non come un'entità astratta, i rom, piuttosto come individui cui paiono precluse tutte le possibilità di crescita.

L'indifferenza nei confronti di queste comunità in realtà si traduce verso un'indifferenza verso il proprio territorio, non crede?
E' chiaro che negli anni c'è stata tanta indifferenza nei confronti degli affari illeciti che hanno scempiato il territorio, le informazioni erano scarse e forse non c'era un'adeguata sensibilità ambientalista. Eppure sin dagli anni Novanta tanti attivisti, giornalisti, scienziati già denunciavano, affrontando le accuse di allarmismo se non addirittura la derisione del potere politico e di tanti media. A Giugliano molto prima che la terra dei fuochi diventasse "di moda" abbiamo assistito a manifestazioni di protesta con migliaia di cittadini. La responsabilità principale va addebitata a chi ha fatto finta di non sentire quelle denunce, a chi aveva il potere e il dovere di intervenire e non lo ha fatto. Giovanni Zambito.

© Riproduzione riservata


SCHEDA FILM

Regia Direction Mario Leombruno and Luca Romano
Sceneggiatura Screenplay Mario Leombruno and Luca Romano
Fotografia Cinematography Mario Leombruno
Montaggio Editing Mario Leombruno
Musica Music Esmerine, Gogovsky
Produzione Production Mario Leombruno
Location Rom campsite in Masseria del Pozzo - Giugliano in Campania
Lingua Language Italiano
Sottotitoli Subtitle Inglese

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